Hollywood: hardware antipirata per legge

Hollywood: hardware antipirata per legge

Un disegno di legge in USA potrebbe imporre la protezione dei contenuti su qualunque dispositivo elettronico, inclusi i PC. Ma l'industria dell'IT promette battaglia
Un disegno di legge in USA potrebbe imporre la protezione dei contenuti su qualunque dispositivo elettronico, inclusi i PC. Ma l'industria dell'IT promette battaglia

Washington (USA) – Hardware legale solo se dotato di feature anti-pirateria: al bando tutto quello che consente di “fare copia”. Il sogno degli studios di Hollywood è ora un rischio concreto.

Dopo averci provato con il famigerato Copy Protection for Prerecorded Media (CPPM), uno schema di protezione che mirava ad integrarsi nelle specifiche ATA delle memorie di massa, e dopo aver dato vita alla Secure Digital Music Initiative (SDMI), quell’alleanza che cerca (per ora invano) di imporre ai file musicali tecnologie capaci di impedirne la duplicazione abusiva, le major di Hollywood stanno ora cercando di riproporre al mondo dell’IT uno standard anti-pirateria che possa essere integrato in tutti i PC, i lettori CD e gli altri dispositivi elettronici di consumo.

Sono anni che l’industria discografica e cinematografica sta tentando, con scarso successo, di sviluppare, insieme all’industria dell’alta tecnologia, uno standard comune per la protezione dei contenuti digitali pubblicati su Internet o su altri medium.

Disney, con l’aiuto del Senatore americano Ernest Hollings, sta ora cercando di far passare al Senato un disegno di legge che non solo vuole imporre l’utilizzo di una tecnologia anti-pirateria a tutti i produttori, ma che vuole anche impedire la commercializzazione di quei dispositivi elettronici che risultino privi di uno schema di protezione dei diritti d’autore: questo significherebbe, fra le altre cose, l’addio ai lettori che supportino il formato “insicuro” MP3.

La proposta di legge ha fatto venire l’orticaria non soltanto agli utenti ma anche all’industria dell’IT che, attraverso rappresentanti del calibro di IBM, Microsoft e Compaq, ha promesso guerra a quella che considera “un’ingiustificata intrusione del Governo negli affari del mercato”.

Anche il Computer Systems Policy Project, un cartello commerciale formato da aziende dell’IT come Intel e Dell, ha espresso tutta la propria preoccupazione per una legge che rischierebbe di “immobilizzare la tecnologia e costringere il Governo a nominare vincitori e vinti”.

La battaglia fra le due forze in campo si preannuncia rovente: in ballo ci sono gli enormi interessi economici di entrambe le parti, interessi che collidono ormai da anni e che non trovano un punto d’incontro.

Se la proposta di Hollings diventasse legge, all’industria tecnologica verrebbe dato un ultimatum: trovare uno standard di protezione entro 18 mesi. Dopodiché, se dopo tale periodo di tempo non si fosse arrivati a nulla di concreto, il Governo avrebbe facoltà di intervenire e imporre una propria soluzione.

Microsoft è in prima fila nel sostenere che il mercato sta già rispondendo in modo efficace al problema della pirateria, e non è difficile immaginare a cosa pensi quando lo afferma. Il big di Redmond è infatti impegnatissimo nel cercare di proporre come standard il suo Windows Media, un’insieme di formati multimediali che integrano forme di protezione e di gestione dei diritti d’autore, un business che nei prossimi anni varrà una miniera d’oro.

Com’era facile attendersi, si è invece dichiarata favorevole alle richieste provenienti da Hollywood la RIAA, l’associazione dei discografici americani, e la MPAA, l’associazione delle case cinematografiche americane. Quest’ultima, in particolare, ha incoraggiato le parti a trovare un accordo per l’istituzione di standard per la cifratura dei contenuti on-line, il watermarking e il digital rights management.

Non resta che seguire, e con la massima attenzione, lo sviluppo degli eventi.

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Pubblicato il
24 ott 2001
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