Un raggio di luce su SMAU?

Un raggio di luce su SMAU?

di Raoul Chiesa. Invece di raccontarlo ho pensato di farvi provare le sensazioni avvertite da una persona presente tra il pubblico
di Raoul Chiesa. Invece di raccontarlo ho pensato di farvi provare le sensazioni avvertite da una persona presente tra il pubblico


Milano – Il 22 ottobre, ultimo giorno di SMAU, nell’area Security si è svolta una conferenza un po’ particolare: dei Black Hats hanno parlato di sicurezza – e delle difficili relazioni tra hacking, underground ed ICT Security – senza etichette commerciali, in un padiglione dove le soluzioni proposte erano tutte, ovviamente, commerciali.

Chi scrive ha svolto il ruolo di moderatore e, prima di proseguire, intendo ringraziare i partecipanti: Fabio Pietrosanti aka Naif di I.NET, Igor Falcomatà aka Kobaiashi di Infosec (e moderatore della mailing list italiana sikurezza.org), Alessandro Scartezzini di Data Security, Marco Ivaldi aka Raptor di @ Mediaservice.net.

Passando dunque all’intervento, invece di raccontarlo ho pensato di farvi provare le sensazioni avvertite da una persona presente tra il pubblico: questa persona (Marco Tracinà di Fondo Kiwi), dopo aver assistito alla tavola rotonda “Sicurezza & underground Knowledge: le evoluzioni della ICT Security”, ha deciso di scrivere un’e-mail ai relatori. Ritengo le sensazioni descritte da Marco l’articolo più bello che si possa scrivere su quanto avvenuto e quindi preferisco citare la sua mail, senza alcun commento se non quello di voi Lettori.

… l’omissione riguarda persone che sarebbero danneggiate dalla citazione: non è dimenticanza, ma prudenza.
(Cesare Vaciago)

Sono da poco passate le 14:00 quando arrivo nell’anfiteatro security, e la sala è già piena, oltre un centinaio di presenti, qualcuno in piedi.
Qualche slide alle spalle dei relatori, argomenti conosciuti e ampiamente condivisi dalla platea: malgrado questo, l’attenzione tra i partecipanti resta alta, si percepisce nettamente la tensione emotiva.
Per chi, come me, è l’ultimo arrivato si tratta di uno spettacolo nuovo ed autentico, molto distante dagli argomenti sterili ascoltati nell’ultimo biennio, infarciti dall’orgia di sigle e le inutili precisazioni tra unique visitors e tutto il resto, mirato a nascondere la realtà del nostro settore: siamo alla ricerca di clienti, chiamateli come caspita vi pare purché acquistino qualcosa.

Quella che si vede qui dentro invece “è” la Rete, il resto sono balle. Siamo in maglietta, felpa, doppiopetto, tutti uguali: siamo qui a discutere di hacking, a condannare ancora una volta le operazioni distruttive ed a ragionare intorno al concetto di sicurezza. Insomma, se “bucassimo” gli altoparlanti di quelli sotto? ma anche loro servono, senza queste aziende la Rete sarebbe rimasta un piccolo segmento. Invece oggi “quelli sotto” rappresentano la Rete come la conosciamo, come la conosce il grande pubblico, e noi qui dentro “siamo” la Rete, la sperimentazione, la continuità, il futuro.
Ma quanti siamo? Passano i minuti e la sala continua a riempirsi, agli spettatori in piedi si sono aggiunti quelli seduti per terra, c’è gente che si pigia all’entrata, molta curiosità fuori dal padiglione, molti quelli che entrano, rapiti. Il paragone con gli altri convegni è improponibile: la supremazia è indiscussa.
Proseguono i lavori: grandi nomi dell’hacking “prima generazione” accanto ai loro successori, ci si conosce, ci si riconosce, sarebbe la felicità di tutti quelli che si accaniscono sulle ragioni che formano le community. Si parla senza timidezza, con molta semplicità, e chi ha “passato il fosso” diventando imprenditore viene visto ancora per quello che è realmente: un missionario impegnato a spiegare la sicurezza.
Io che conosco le aziende, io che “dovrei essere” uomo d’azienda conosco la difficoltà del compito.

I saluti arrivano quasi improvvisi, tanta è la partecipazione. Sono passate oltre due ore, in sala saremo il doppio rispetto all’apertura dei lavori. Se qualcuno avesse il coraggio di tirare fuori un salame ed un fiasco di vino l’impressione è che la serata andrebbe avanti ancora ore, tanto è il piacere di “essere” nella sfera degli hacker. Altro che rave?
Ma ognuno di noi deve ritornare alla propria attività: lo psicologo veronese, il giornalista televisivo, i “missionari” e tutti gli altri “ricercatori”. Ognuno torna al proprio nick.
A me tocca il compito di scrivere queste quattro righe che nessun giornale potrà mai avere, ho promesso che sarebbe rimasta la piccola cronaca del nostro momento. E così è stato.
Grazie a tutti.
Matra

Marco/Matra: come vedi queste quattro righe verranno lette da molte persone: per fortuna c’è ancora chi osa al mondo;)

Copyright © 2001 Raoul Chiesa (GNU/FDL License)
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Raoul Chiesa aka Nobody

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Pubblicato il
25 ott 2001
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