Transmeta, una crisi che non passa

Transmeta, una crisi che non passa

La piccola start-up che volle rivoluzionare il settore dei chip a basso consumo oggi arranca a fatica verso un futuro quantomai incerto e denso di ostacoli. Cronaca di una morte (quasi) annunciata
La piccola start-up che volle rivoluzionare il settore dei chip a basso consumo oggi arranca a fatica verso un futuro quantomai incerto e denso di ostacoli. Cronaca di una morte (quasi) annunciata


Roma – Transmeta dev’essersi presto resa conto che la sopravvivenza, in un mercato come quello dei processori per PC, è assai difficile e, con la continua minaccia rappresentata dall’ombra proiettata dal gigante Intel, i margini di errore sono quasi inesistenti.

Sono moltissime le aziende che, negli scorsi anni, si sono dovute arrendere allo strapotere di un colosso che, se non fosse per AMD, avrebbe il monopolio quasi totale delle CPU per PC. Fra i caduti di questa guerra, scomparsi o inglobati in realtà più grandi, è possibile citare Cyrix, NexGen, IDT, Centaur, Rise e National Semiconductor, tutte aziende di dimensioni più o meno piccole che, per la maggior parte, si sono limitate a cercare un piccolo spazio nella fascia dei processori low-end.

Transmeta ha sempre dichiarato di aver imparato dagli errori dei suoi predecessori e di essersi per questo specializzata da subito in un settore di nicchia, quello delle CPU a bassissimo consumo, in cui fino a pochi anni fa Intel sembrava più debole e meno capace di offrire prodotti in linea con le nuove esigenze del mercato mobile.

Da quando Transmeta è stata fondata, nel 1995, le cose sono però cambiate parecchio e oggi Intel non solo sembra capace di rispondere efficacemente alle CPU Crusoe di Transmeta con chip cosiddetti “ultra-low voltage” ma minaccia anche, nel breve periodo, di mettere totalmente fuori gioco la minuscola rivale.

Transmeta ha dunque le ore contate? Secondo diversi analisti il futuro dell’azienda è decisamente fosco, soprattutto dopo che, nell’ultimo periodo, sembra aver compiuto qualche passo falso di troppo. Da quando, circa un anno fa, Transmeta si è quotata in borsa, l’azienda ha cambiato CEO due volte, le sue azioni sono crollate senza rimedio ed i suoi chip hanno incontrato un’accoglienza davvero gelida sui mercati occidentali.

Se Transmeta si è tenuta in vita fino ad oggi lo si deve in larga parte al Giappone, un paese in cui i chip Crusoe hanno fatto breccia e hanno trovato posto nei laptop di Sony, Casio, Fujitsu, NEC e Hitachi.

Purtroppo, a fronte di accordi più o meno fortunati con tali aziende, Transmeta ha dovuto subire il rifiuto prima di IBM, poi di Compaq, HP e via via di altri grossi produttori di notebook occidentali. Nella maggior parte dei casi, la risposta dei produttori era laconica: “Carino questo Crusoe. Un po’ lento, però. Forse più in là, vedremo. Arrivederci”. Ma quell’arrivederci ha avuto spesso, troppo spesso, il significato di un addio.

In un mercato in cui è già da ritenersi un miracolo, per una piccola azienda come Transmeta, il solo fatto di vivacchiare alle spalle di un gigante come Intel, commettere anche un solo errore, può essere fatale. E Transmeta di errori ne ha commessi più d’uno.


Il primo ha riguardato, alla fine dello scorso anno, la scoperta di una falla in alcuni modelli di Crusoe che hanno costretto Sony e NEC a ritirare dal mercato diverse migliaia di notebook. Un errore che non ha incrinato i rapporti con i due produttori giapponesi ma che di certo ha contribuito ad allontanare questa CPU dal più lucrativo mercato aziendale.

Il secondo errore Transmeta lo ha commesso in questi mesi, quando ha dovuto annunciare per l’ennesima volta il ritardo del suo nuovo chip TM5800 , una CPU costruita con il nuovo processo a 0,13 micron e integrante una nuova versione del software di code morphing. Questi continui ritardi, che faranno slittare questo processore, inizialmente atteso per giugno, alla fine di questo mese o all’inizio del prossimo, hanno già fatto saltare un importantissimo accordo con Toshiba e fatto spazientire più di un partner.

La recente alleanza con Epson per lo sviluppo di Internet appliance basate sul chip Crusoe non ha ancora dato frutti e il coinvolgimento di Transmeta nel progetto Tablet PC potrebbe fruttare introiti soltanto fra anni: e nel frattempo?

Nel frattempo Transmeta deve guardarsi le spalle da un’Intel che, fiutato l’affare delle CPU a bassissimo consumo, sta rilasciando processori ultra-low voltage con una cadenza ben superiore a quella che può permettersi Transmeta migliorando, di volta in volta, consumi e prestazioni.

E se all’inizio dell’anno, per le CPU Crusoe, sembrava essersi aperto uno spiraglio insperato, l’aprirsi di un nuovo mercato costituito dai server cosiddetti “ultradensi”, Transmeta ha dovuto oggi registrare una nuova delusione: le aziende che avevano intrapreso questa strada, producendo server compatti e a basso consumo, sono finite per lo più a gambe all’aria . Morale della favola, per Crusoe l’avventura nel mondo dei server può già dirsi conclusa.

Se il progetto Crusoe qualche anno fa poteva dirsi all’avanguardia, e seriamente in grado di dar vita ad un mercato parallelo all’offerta di Intel, oggi lo è molto meno, soprattutto per la difficoltà dell’azienda a mantenere il ritmo della concorrenza e continuare a proporre CPU che non siano soltanto capaci di consumare poco, ma che possano anche garantire prestazioni al passo con i tempi.

Quella di Transmeta è una situazione davvero difficile e sono davvero pochi gli investitori che punterebbero ancora su questa start-up. Il suo attuale valore di mercato, intorno ai 235 milioni di dollari, potrebbe renderla facile preda dei colossi del settore, ma per il momento l’unica eventualmente interessata sembra essere Via, un chipmaker che negli ultimi anni ha fatto numerosi acquisti: si ricordano S3 Graphics, Centaur e Cyrix.

Se tutto va bene, la nuova famiglia di Crusoe a 0,13 micron dovrebbe uscire a breve e raggiungere, entro la seconda metà del 2002, il GHz di clock. Ma quello che molti analisti ora si domandano è se Transmeta sia ancora in tempo per riconquistare la fiducia dei partner e nel contempo contrastare l’imponente avanzata di Intel “pigliatutto”. Di sicuro, da adesso in poi, la piccola Transmeta non dovrà più sbagliare nulla per poter levare dalla fossa quel piede che le è scivolato dentro.

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Pubblicato il
8 nov 2001
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