Il problema vero è che qui in Italia la musica, il cinema e altre "attività" del genere non sono considerati come possibili attività lavorative, ma al più come hobby, e chi ci vive sono solo quelli della SIAE e chi riesce a farne lucro (case discografiche e artisti del calibro di Ligabue o Vasco o Tizi.ano Ferro). In Italia, come sentivo in alcune interviste di artisti non-così-tanto-famosi come i Perturbazione o (non so quanto lecitamente) i soliti Afterhours, devi sempre fare un altro lavoro per poter fare ANCHE il musicista. In America quelli che si definiscono artisti possono anche avere un sostegno economico dallo stato, ma qui (come nel resto dell'UE, appendice ufficiale dell'inferno) niente da fare, meglio la SIAE... Così la musica va a farsi friggere, e purtroppo anche l'industria discografica che lecitamente si lamenta se scarichiamo, anche se non fa nulla poi per impedire questa insensata esistenza della SIAE (getta il sasso e nasconde la mano...). Per fortuna che i fatti alla fine rivelano la verità.