Google accusato di... biopirateria

Google accusato di... biopirateria

L'accusa questa volta viene dal Brasile e riguarda un progetto che BigG avrebbe in cantiere, quello di creare un database ricercabile con informazioni genetiche. Ma Google non conferma niente
L'accusa questa volta viene dal Brasile e riguarda un progetto che BigG avrebbe in cantiere, quello di creare un database ricercabile con informazioni genetiche. Ma Google non conferma niente


San Paolo (Brasile) – Li chiamano i premi di Capitan Uncino e sono degli award assegnati ogni anno nel grande paese latino-americano dalla Coalizione contro la Biopirateria : il premio di quest’anno potrebbe essere assegnato a Google , da qualche ora tra le nomination più gettonate.

Sul sito dedicato si legge che l’accusa di biopirateria è dovuta alla collaborazione che il colosso di Mountain View starebbe prestando all’istituto di genomica J. Craig Venter per la realizzazione di un “database ricercabile online di tutti i geni del pianeta, cosicché individui e aziende farmaceutiche possano googlare tra i nostri geni, portando un giorno online gli strumenti della biopirateria”.

Per biopirateria il gruppo intende “la monopolizzazione delle risorse genetiche come le sementi e i geni presi da persone di comunità rurali che hanno coltivato quelle risorse. Si riferisce anche al furto di conoscenze tradizionali da quelle culture”. Dunque, il “delitto” di Google sarebbe prendere parte ad un sistema che renderebbe facilmente fruibili a tutti informazioni che, secondo l’organizzazione brasiliana, invece appartengono ai rispettivi “portatori”.

“I singoli utenti – accusa il gruppo – inseriranno la propria sequenza genetica per comprendere le proprie predisposizioni genetiche, comparandole con il database esistente. Credi che Google già sappia troppo di te? Pensa a quanto di te presto sapranno…”

L’accusa prende spunto da quanto riportato nell’ormai celebre The Google Story , la pubblicazione realizzata da David Vise e Mark Malseed, nonché da alcune interviste rilasciate sia dal management del colosso americano che da quello dell’istituto.

Va detto però che su questi temi fino ad ora l’azienda di Mountain View non si è espressa pubblicamente in modo esplicito, segno evidente che se un progetto c’è è ancora di là dal poter essere presentato. E non è detto, sostiene qualcuno, che non affronti in modo rigoroso le preoccupazioni ora espresse da questa “nomination” come cattivo dell’anno .

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Pubblicato il
30 mar 2006
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