Addio, Mr. Zip

Addio, Mr. Zip

Un breve addio a Phillip W. Katz, autore di PKZip, morto all'età di 37 anni in un motel. Lascia uno dei più famosi ed utili programmi nella storia di DOS e Windows
Un breve addio a Phillip W. Katz, autore di PKZip, morto all'età di 37 anni in un motel. Lascia uno dei più famosi ed utili programmi nella storia di DOS e Windows


Phillip W. Katz è un nome che ai più non dirà nulla, un nome fra tanti, come tanti sono i programmatori che hanno popolato la storia dell’informatica personale e a cui, al momento del congedo, non sarà mai dedicato nessun trafiletto, nessun memoriale.

Ma Phillip Katz non è uno fra tanti: il destino ha voluto che la sua mano scrivesse una delle utilità più celebri ed utilizzate di tutti i tempi, il PKZip.

Quelli erano i tempi del DOS, del Norton Commander, del PCTools, della grafica CGA/EGA; erano i tempi di riviste mito come List o Byte, tempi dove i ragazzini come me passavano ore a copiare gli interminabili listati in Basic che vi trovavano all’interno (e sarà per questo che oggi siamo tutti un po ‘ orbi). Erano tempi in cui il computer faceva ancora paura, era un oggetto misterioso, muto, inarrivabile, dallo schermo nero come la pece: potevi stare minuti a fissare il regolare pulsare del cursore – segno che un cuore pure lo aveva quell’ammaso di ferraglia – od osservare la lattea scia dei caratteri sullo schermo. Erano i tempi in cui accendevi il computer e digitavi DIR, INVIO, così, d’istinto, senza nemmeno starci a pensare: DIR, INVIO, e la familiare lista di file e directory che popolava quella manciata di megabyte del disco “duro” ti si parava davanti, rassicurante come latte materno. DIR, INVIO.

La seconda cosa che si imparava a fare, dopo la prima (qualunque essa fosse), era zippare. Zippare significava sopravvivere, socializzare: si zippava per necessità, per educazione, per abitudine o per divertimento, ma sempre si zippava; e se qualcosa era già zippato, quasi ti veniva voglia di zipparlo ancora, così, tanto per prendersi un po ‘ di tempo, osservare l’ipnotica barretta roteante, pensare che forse ti serviva un nuovo processore, dirsi “che bello mi vede il 286”, distogliere per un attimo lo sguardo e capire che era tardi, meglio andare a nanna.

Buona notte Mr. Zip. E grazie.

Alessandro Del Rosso

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Pubblicato il 26 apr 2000
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