Crescono i siti dell'odio

Crescono i siti dell'odio

Lo afferma il Centro Simon Wiesenthal secondo cui nell'ultimo anno il numero di siti che in un modo o nell'altro promuovono odio e razzismo tra etnìe diverse è raddoppiato. Sarebbero ormai più di 3mila i siti di questo tipo
Lo afferma il Centro Simon Wiesenthal secondo cui nell'ultimo anno il numero di siti che in un modo o nell'altro promuovono odio e razzismo tra etnìe diverse è raddoppiato. Sarebbero ormai più di 3mila i siti di questo tipo


Web – Ancora una volta il Centro Simon Wiesenthal denuncia l’aumento dei siti Internet dedicati ai “temi dell’odio”, al razzismo, al revisionismo filonazista e via dicendo. Stando alle segnalazioni raccolte dal suo Cyberwatch , nell’ultimo anno i siti di questo genere sarebbero raddoppiati.

Le cifre diffuse dal Wiesenthal sostengono che, rispetto a dodici mesi fa, il numero dei siti dell’odio è salito da quota 1.400 circa a oltre 3.000. Nell’annunciarlo, il rabbino Abraham Cooper, uno dei massimi esponenti della celebre fondazione, ha spiegato che una parte consistente dei nuovi siti nasce negli Stati Uniti. Un fenomeno che sarebbe dovuto al fatto che negli States la libertà d’espressione è garantita dal Primo Emendamento della Costituzione, che naturalmente vale anche per i filonazisti, che possono così aprire i propri siti “più facilmente di quanto accada, per esempio, in Europa”.

Secondo Cooper, il problema rappresentato da questi siti non starebbe solo nel fatto che promuovono la supremazia razziale e altre amenità ma anche perché alcuni di questi consentono di commerciare in oggetti, come svastiche e via dicendo: “un commercio che sminuisce la storia”.

Il Wiesenthal si è distinto in questi anni per azioni di censura preventiva sulla scorta di queste considerazioni, ottenendo vittorie come la rimozione di certi oggetti dalle aste di eBay, la proibizione per gli utenti tedeschi di Amazon di acquistare una copia del Mein Kampf, la sottrazione di spazio web a gruppi filonazisti da parte di Yahoo! e altro ancora.

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Pubblicato il
23 nov 2000
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