Web – “In seguito alle richieste della RIAA, iMesh sta iniziando a impedire lo scaricamento di file protetti dalla legge sul copyright. Quei file appariranno nei risultati della ricerca con il simbolo © e il download sarà impedito”. Con questa nota, iMesh ha dato ai propri utenti nei giorni scorsi il “benservito”, almeno per quanto riguarda l’uso del celebre servizio di file-swapping per lo scambio di file musicali “protetti”.
Il sito israeliano è frequentato da moltissimi utenti di tutto il Mondo e considerato da tempo una delle possibili “alternative” a Napster da coloro che intendono proseguire lo scambio di file musicali protetti da copyright.
E la decisione appena presa dal servizio, imposta dai legali della RIAA che, in alternativa, si riservano di trascinare iMesh nelle stesse pastoie legali nelle quali è rimasto impigliato anche Napster, è una decisione che non deve stupire.
Nella nota sulle regole di iMesh, infatti, il servizio da tempo afferma di “rispettare i diritti di proprietà intellettuale” e di voler servire come sistema di scambio per quelle “migliaia di file e dati la cui distribuzione online è stata autorizzata dai legittimi proprietari”.
Ed è evidente che la decisione di iMesh, destinata a preoccupare chi vede nel file-swapping un grimaldello per far saltare la politica dei prezzi dell’industria discografica, ravviva di converso le speranze dell’industria discografica, il cui impegno nel perseguire le attività online di file-sharing non sembra conoscere sosta.
E in effetti, stando alle dichiarazioni della RIAA, iMesh potrebbe non essere che il primo di una lunga serie di servizi simili a optare per una “retromarcia”. La RIAA, infatti, in queste ore sta contattando numerosi operatori, di cui non ha però voluto fornire una “lista”.