Londra – Niente da fare. Sia coloro che predicano l’imminente fine del mondo a causa dell’avvento delle nanotecnologia sia quelli che sostengono i benefici del loro sviluppo non possono ancora contare su un autorevole parere “terzo”, capace di dare al dibattito sulle nanotech una prima sterzata. Ciò nonostante si chiedono regole subito .
A poche settimane dall’ intervento del Principe Carlo , la più autorevole istituzione accademica britannica, la Royal Society , ha concluso dopo lunghe analisi che non è ancora chiaro quali saranno gli effetti possibili dell’introduzione dei nanocosi per l’ambiente o la salute dell’uomo.
“La maggior parte delle nanotecnologie – ha dichiarato il professore di Cambridge Ann Downling, membro della Royal Society – non costituiscono un rischio per la salute o l’ambiente ma riteniamo che ricerca e regolamentazioni siano necessarie subito per prendersi cura delle incertezze sugli effetti della produzione di nanoparticelle e nanotubi”.
Le preoccupazioni dovute alle nanotecnologie sono le più diverse e così anche le potenziali applicazioni. Ma non si tratta di materiale futuribile: già oggi il nanotech è uscito dal mondo della ricerca e ha fatto il suo ingresso sul mercato, sotto forma di abbigliamento, cosmetici e, come ben sanno i lettori di Punto Informatico, microprocessori.
Il rapporto non nasconde che la comunità scientifica nutra delle preoccupazioni e Dowling ha voluto sottolineare che tanto gli effetti disastrosi quanto i vantaggi del nanotech sono stati esagerati, una situazione che nei fatti danneggia la ricerca .
Nel rapporto, la Royal Society chiede alle istituzioni britanniche ed europee di considerare i nanoprodotti alla stregua di nuovi agenti chimici , di limitare l’esposizione sul posto di lavoro e di dar vita ad un organismo scientifico e istituzionale che autorizzi l’uso dei nanocosi prima della loro introduzione sul mercato.