Grokster: dopo la Corte Suprema, il Senato?

Grokster: dopo la Corte Suprema, il Senato?

La sentenza della Corte ha aperto una voragine: si rafforzano le posizioni di chi chiede l'illegalità tout-court del peer-to-peer. Le major alle softwarehouse: chiudete finché siete in tempo
La sentenza della Corte ha aperto una voragine: si rafforzano le posizioni di chi chiede l'illegalità tout-court del peer-to-peer. Le major alle softwarehouse: chiudete finché siete in tempo


Washington – Le major discografiche, non paghe della decisione della Corte Suprema statunitense, si preparano a complicare ulteriormente la vita dei produttori di sistemi peer-to-peer. Senatori vicini agli interessi di MGM e soci minacciano le aziende nel business del filesharing: “Se non eliminerete pirateria e pornografia dai vostri servizi”, sostengono i rappresentanti della commissione per il commercio, “vi costringeremo a farlo”.

Il senatore repubblicano Ted Stevens , a capo della suddetta commissione parlamentare, nel corso di una udienza ha svelato che “molti senatori americani sono ben determinati nel combattere tutti i sistemi P2P che non introdurranno filtri per la tutela della proprietà intellettuale e dei minorenni”. Il direttore della coalizione di softwarehouse di settore P2P United , Adam Eisgrau, è convinto che “debbano essere prese decisioni pragmatiche”, affinché i legislatori possano creare norme “basate sulla negoziazione e non sullo scontro”.

I membri di P2P United – che rappresenta ufficialmente gli sviluppatori di software come BearShare, Blubster, Grokster e Morpheus – credono che qualsiasi filtro magico ipotizzato dai senatori, in grado di purificare il filesharing da contenuti illegali, sia “tecnologicamente irrealizzabile”.

“Il punto è che il Senato non intende considerare l’esistenza di una folta comunità di utenti dediti alla condivisione di contenuti multimediali – sostiene Eisgrau – e che una licenza ad hoc potrebbe risolvere molti problemi”. I sostenitori del P2P sperano nella nascita di licenze simili a quelle concesse alle radio tradizionali e digitali – quote una tantum che permettano, ad esempio, la libera circolazione di canzoni in formato MP3 attraverso i circuiti del filesharing.

Ma Mitch Bainwol, direttore della RIAA , ha immediatamente respinto le proposte di P2P United. “E’ una truffa, perché in realtà i produttori di software per il P2P hanno tutti i mezzi a disposizione per fermare la diffusione di contenuti illegali” – Baiwol ha inoltre intimato alle aziende in questione di “chiudere ogni attività fintanto che lo possono”.

La questione si complica ulteriormente nel caso di sistemi opensource , come il popolarissimo eDonkey. “In questi casi gli unici a rimetterci sono gli utenti finali” – suggerisce Josh Bernoff di Forrester Research , istituto americano che ha condotto ricerche di mercato sul mondo del P2P. “Nel caso di azioni legali da parte di major nei confronti degli sviluppatori di software per il filesharing”, conclude Bernoff, “la particolarità dell’opensource costringe ad esercitare ritorsioni direttamente sugli utenti”. Ma, viste le migliaia di denunce a carico degli utenti di Kazaa ed altri sistemi di sharing, le major hanno già dimostrato di voler colpire i singoli al di là della licenza del codice dei programmi di scambio che utilizzano…

Nel frattempo, i forum ufficiali utilizzati da numerosi sistemi P2P, come BearShare e DirectConnect, sono misteriosamente spariti. Che sia l’alba di una stagione “maccartista” nel nome della lotta tout-court al P2P? Molti, purtroppo, temono di sì.

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Pubblicato il
2 ago 2005
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