La Nigeria: Microsoft ci aiuterà

La Nigeria: Microsoft ci aiuterà

Oggetto dell'accordo tra lo stato africano e il big di Redmond sono le celebri truffe nigeriane, da sempre macigno sull'immagine del paese. Bill la spunterà?
Oggetto dell'accordo tra lo stato africano e il big di Redmond sono le celebri truffe nigeriane, da sempre macigno sull'immagine del paese. Bill la spunterà?


Roma – Il governo nigeriano sembra aver voluto riconoscere l’impegno profuso da Microsoft contro le cosiddette truffe nigeriane e ha quindi firmato un memorandum di intenti con il big di Redmond nella speranza di arginare un problema di proporzioni globali che sfrutta la rete per moltiplicarsi ulteriormente.

Il Memorandum firmato da Microsoft con la Commissione contro i crimini economici e finanziari ( EFCC ) prevede l’individuazione di sinergie, strategie e soluzioni, comprensive di applicativi di sicurezza per Windows .

L’accordo parla di una collaborazione ad ampio raggio, per combattere i fenomeni di spam, phishing, e la divulgazione di spyware e virus. Una strategia che dovrebbe sfruttare anche i benefici della legge 419 del Codice Nigeriano (non a caso gli autori dei raggiri “alla nigeriana” vengono spesso chiamati “419ners”). La EFCC, da parte sua, ha dichiarato recentemente che il suo dipartimento anti-frode “sta già investigando su centinaia di sospetti e ha già impostato almeno 50 cause che coinvolgono un centinaio di persone”.

Nel documento redatto da Microsoft ed EFCC si legge: “(…) lavoreremo insieme per combattere il problema del crimine online attraverso la condivisione di informazioni e facendo formazione basata sull’esperienza tecnica di Microsoft”.

La storia delle truffe alla nigeriana ha radici lontane: secondo molti, le origini si rifanno al prigioniero spagnolo , un gioco che già nel VI secolo mieteva le sue vittime. Un truffatore cercava di convincere una persona di essere in contatto con un ricco magnate imprigionato, sotto falsa identità, nelle carceri spagnole. Un personaggio che non poteva rivelare la sua identità e che aveva bisogno di aiuto. In cambio la vittima sarebbe stata ricompensata lautamente. Ovviamente ogni genere di imprevisti permettevano al truffatore di continuare a spillare denaro dal malcapitato. Alla fine la vittima rimaneva senza denaro e l’artista della truffa si dava alla macchia.

La versione online è quanto mai simile e si è già dimostrato un fenomeno incontenibile. Nel 2003 ci sono state le prime condanne in Olanda , seguite a ruota da casi analoghi in Canada e Stati Uniti . L’ultima eclatante frode ha permesso a una coppia statunitense, formata da madre e figlio, di racimolare ben 1,2 milioni di euro.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
17 ott 2005
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