Baidu si fa beffe del diritto d'autore

Baidu si fa beffe del diritto d'autore

Il motore di ricerca cinese è in grande crescita e pubblica un disclaimer antipirateria nel servizio che consente di trovare facilmente mp3 pirata. Le major sono servite
Il motore di ricerca cinese è in grande crescita e pubblica un disclaimer antipirateria nel servizio che consente di trovare facilmente mp3 pirata. Le major sono servite


Pechino – No, a quanto pare Baidu , il più rilevante competitor delle net company occidentali sul mercato del search in Cina, non ha alcuna intenzione di “ubbidire” alle pressioni interne e internazionali: per dimostrare di essere contro la pirateria, i suoi dirigenti si sono infatti affidati ad un disclaimer , anziché a dei filtri che impediscano il facile accesso a contenuti distribuiti illegalmente in rete.

Baidu a settembre era stato condannato da un tribunale cinese a risarcire EMI perché il proprio servizio online di ricerca di mp3 secondo EMI e secondo il tribunale rappresentava un plateale favoreggiamento della pirateria. Una sentenza a cui Baidu aveva risposto laconicamente, spiegando che chi l’ha scritta non conosce la rete: affermazioni peraltro comprensibili se si pensa che la pena pecuniaria imposta al search engine cinese era pari a 6.800 euro. Una somma che, secondo qualcuno, dimostra come persino la magistratura cinese sia connivente con le attività organizzate di pirateria online, ed una multa che di certo non ha soddisfatto EMI né le altre major desiderose di trasformare the booming China in un mercato legale.

Sulle pagine dedicate agli mp3 da Baidu, dunque, ora appare una nota nella quale il motore spiega di essere contro l’abuso dei diritti d’autore e contro i pirati , sottolineando di essere pronto a rimuovere link a siti che ospitano materiale pirata. Ma basta farci un giro sopra per comprendere quanto sia facile ottenere contenuti distribuiti illegalmente.

Ora contro Baidu sono state scagliate nuove denunce da tutte le principali società della musica mondiale: oltre ad EMI anche Warner, Sony BMG e Universal hanno chiesto una condanna esemplare per il motore pirata .

Da parte loro i manager del search engine più celebre della Cina, capace di quotarsi anche in Borsa a New York e quadruplicare in breve tempo il proprio valore, rimangono laconici. In una nota scrivono: “Proteggere la proprietà intellettuale è sempre stata una filosofia portante per Baidu e le recenti modifiche alle pagine web di ricerca mp3 non fanno altro che ribadirlo”.

A fronte di tutto questo e della enorme diffusione della pirateria in Cina, non stupisce che proprio in questi giorni l’amministrazione Bush abbia chiesto un intervento ufficiale del WTO , l’Organizzazione mondiale del Commercio, affinché sia condotta una indagine a tutto tondo sul fenomeno in Cina e sull’atteggiamento delle autorità rispetto alle violazioni del diritto d’autore.

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Pubblicato il
28 ott 2005
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