Sì, i blog possono essere accessibili

Sì, i blog possono essere accessibili

Questa la sfida lanciata da Michele Diodati che, in una intervista a Punto Informatico, spiega l'origine e il futuro della sua applicazione Pesa-Nervi, ora aperta alle modifiche e alla partecipazione degli sviluppatori
Questa la sfida lanciata da Michele Diodati che, in una intervista a Punto Informatico, spiega l'origine e il futuro della sua applicazione Pesa-Nervi, ora aperta alle modifiche e alla partecipazione degli sviluppatori


Roma – Sale l’attenzione per l’accessibilità, quell’insieme di tecnologie e metodologie di sviluppo e presentazione delle risorse internet che permette di renderle praticabili facilmente anche ai portatori di disabilità, e da oggi è più facile realizzare un blog che sia realmente accessibile. Questo lo si deve al lavoro di Michele Diodati , consulente informatico che da lunghi anni si occupa di accessibilità e cura un sito di riferimento per tutti: Diodati.org . Punto Informatico lo ha intervistato per saperne di più sulla piattaforma accessibile di blogging Pesa-Nervi .

Punto Informatico: C’è davvero bisogno di una piattaforma per blog accessibili? Le piattaforme commerciali più diffuse, da Blogger a Splinder, non sono accessibili?
Michele Diodati: E’ difficile rispondere a questa domanda. Una piattaforma per blog accessibili diventa necessaria quando sorge il bisogno di possedere e consultare blog da parte di utenti con disabilità o comunque beneficiari dell’accessibilità (utenti che usano schermi piccoli, connessioni lente, sistemi obsoleti ecc.). Io non so quantificare se ci sia e quanto sia forte attualmente questo bisogno. Quel che posso testimoniare è che le più diffuse piattaforme per creare blog non rappresentano attualmente il massimo dell’accessibilità: per l’uso dei frame, per l’uso di template con dimensioni bloccate, per la mancanza di link di salto, per la mancanza di un CMS in grado di correggere gli errori di codice ecc.

PI: Un problema perlopiù legato al software?
MD: L’accessibilità di un blog (come di qualsiasi altro tipo di sito web) non dipende mai solo dal software utilizzato per generarlo. Dipende invece in larga misura dalle scelte di grafica e strutturazione dei contenuti fatte da chi lo aggiorna. Se il blogger non ha conoscenze specifiche di accessibilità, il suo blog presenterà quasi inevitabilmente una serie di difetti che ne mineranno l’accessibilità.

PI: Quando navighi tra i blog, che oggi rappresentano sempre più a mio avviso una fucina di idee e uno straordinario veicolo di informazione, quali sono i problemi di accessibilità che più spesso ti capita di incontrare?
MD: Dal punto di vista dell’accessibilità posso citare:
– l’uso di accoppiamenti di colore primo piano / sfondo che non rispettano i due algoritmi di differenza cromatica e di contrasto previsti dal W3C (e integrati nella legge Stanca). La conseguenza potrebbe essere la difficoltà o addirittura l’impossibilità di lettura da parte di utenti ipovedenti o affetti da discromatopsie (cecità ai colori).

– L’uso intensivo di caratteri troppo piccoli o di font poco leggibili o di stili “scalettati” come il corsivo.

– La presenza di un’enorme quantità di link prima di arrivare al contenuto principale, cioè al testo degli articoli. Questo è un difetto incomprensibile per chi legge un blog in modalità grafica, perché di solito i link si trovano in menu laterali, mentre il testo degli articoli, posto nel blocco centrale della pagina, si trova subito sotto la testata in posizione ben visibile. Ma bisogna considerare che un non vedente che ascolta la pagina con un sintetizzatore vocale deve seguire l’ordine seriale dei contenuti, dal primo fino all’ultimo. E in un blog non pensato per l’accessibilità può diventare una vera odissea passare di link in link fino ad arrivare al contenuto vero e proprio.

– La complementare mancanza di collegamenti di salto, che permetterebbero all’utente – se presenti – di andare direttamente al contenuto principale, saltando la noiosa lettura dei menu e degli altri link preposti al testo.

– L’uso di codice presentazionale, cioè – in termini più semplici – della formattazione applicata direttamente sul codice HTML invece che tramite CSS. Ciò appesantisce la pagina e, soprattutto, impedisce agli utenti con esigenze particolari di disabilitare la grafica del blog e di applicare al suo posto le proprie impostazioni predefinite (ciò è possibile, invece, se la formattazione viene applicata esclusivamente via CSS).

– L’uso di funzioni disponibili solo per chi usa browser con javascript attivo.

– L’apertura di contenuti in finestre pop-up, soluzione usata tipicamente per i commenti agli articoli. Ciò diminuisce di gran lunga l’accessibilità per gli utenti non vedenti, che non sono in grado, a meno di non essere esplicitamente avvertiti, di percepire il cambiamento di focus dalla vecchia alla nuova finestra.

Mi fermo qui, ma l’elenco potrebbe continuare. La mancanza di accessibilità della maggior parte dei blog esistenti si traduce, in definitiva, nella difficoltà oggettiva di partecipare a questo bellissimo mondo per tutti gli utenti con disabilità o dotati di strumentazioni particolari o obsolete.


PI: Pesa-Nervi ormai esiste da molti mesi, chi lo sta utilizzando?
MD: Il pubblico più disparato. Il blog contiene infatti articoli di ogni tipo: politica, libri, informatica, scienze, curiosità, fatti di costume, sondaggi d’opinione.

PI: E lo usano anche portatori di disabilità?
MD: La cosa più importante, per me, è proprio che il blog sia stato letto ed usato senza problemi anche da persone con disabilità, in particolare da non vedenti, che, sia lasciando commenti pubblici sia scrivendomi in privato, mi hanno testimoniato che il lavoro di progettazione da me compiuto è andato sostanzialmente a buon fine, anche se c’è ancora qualcosa da mettere a punto.

PI: Perché la scelta di questo nome curioso, “Pesa-Nervi”?
MD: Il nome “Pesa-Nervi” deriva da uno scritto di Antonin Artaud, commediografo francese e teorico del surrealismo, morto nel 1948 ormai completamente folle. Il Pesa-Nervi è un termine coniato da Artaud per esprimere qualcosa di inesprimibile: dà cioè il senso della tensione verso una ricerca per definizione interminabile. Una spiegazione più chiara e approfondita è contenuta in uno dei primi articoli pubblicati .

PI: Cosa lo distingue da altre applicazioni di settore?
MD: Dal punto di vista tecnico, il Pesa-Nervi si distingue da altre applicazioni per blog per il fatto che contiene e applica tutti quei “rimedi” per l’accessibilità a cui ho alluso più sopra, parlando dei difetti dei blog inaccessibili. In particolare:

– usa caratteri sufficientemente grandi, con la possibilità per l’utente di scegliere tra quattro diversi font (mediante quattro appositi tastini). I caratteri sono poi liberamente ridimensionabili usando le apposite funzioni dei browser (anche in Internet Explorer, grazie all’uso di grandezze relative);

– la larghezza del rigo si adatta alla larghezza della finestra del browser, con una compensazione automatica dell’ampiezza dei margini gestita via javascript (piccoli quando la finestra è stretta, grandi quando la finestra è larga);

– i colori di primo piano e di sfondo corrispondono alle differenze di contrasto e cromaticità previste dagli algoritmi W3C;

– i menu seguono il testo principale nel flusso del codice, sicché con un sintetizzatore vocale si può arrivare rapidamente al contenuto;

– la formattazione è applicata esclusivamente via CSS;

– tutti i contenuti e le funzioni sono utilizzabili anche in browser privi di supporto a javascript, come i browser testuali (Lynx);

– è del tutto evitata l’apertura di contenuti in finestre pop-up;

– sono usati tasti di scelta rapida (accesskey) e link di salto, per raggiungere con comandi da tastiera le sezioni di uso più comune;

– esiste un alto grado di personalizzazione dell’interfaccia: i menu si espandono e si contraggono interattivamente, i campi modulo per inviare commenti possono essere allargati o ristretti, i caratteri dei testi inseriti dall’utente possono essere completamente modificati per quanto riguarda font, stile e dimensione;

– il codice è XHTML 1.0 strict a 0 errori, così come richiede il primo requisito della legge Stanca. Esiste un sistema lato server che serve la pagina con il tipo MIME application/xhtml+xml ai browser conformi e come text/html ai browser più datati;

– esiste un sistema di marcatori stenografici (cioè l’equivalente sintetico dei comuni marcatori HTML), che consente di impartire un alto livello di strutturazione agli articoli pubblicati, mediante l’uso di titoli, paragrafi, citazioni a livello di blocco, citazioni in linea, tabelle, liste ecc. Il sistema dei marcatori stenografici è descritto qui e ha lo scopo di consentire la strutturazione dei contenuti anche in mancanza di javascript e della possibilità di ottenere un feedback visuale delle operazioni compiute (a differenza di quanto accade con gli editor WYSIWYG usati attualmente in accoppiata ai CMS);

– esiste un sistema di gestione dei contenuti – e questa è la caratteristica più innovativa del sistema – che controlla la validità dei marcatori inseriti dagli autori, segnalando qualsiasi errore: per esempio l’uso di un ^b non preceduto da b, o viceversa (si tratta dei marcatori stenografici per marcare le citazioni a livello di blocco, ovvero l’elemento BLOCKQUOTE in HTML). Gli articoli non vengono pubblicati o aggiornati se gli errori di marcatura non sono stati corretti, e questo consente di mantenere il codice XHTML sempre a zero errori, come richiede il primo requisito tecnico della legge Stanca.


PI: Dal sito dedicato, che fa parte di Diodati.org, è ora possibile scaricare lo zip dell’applicazione: come mai solo adesso hai deciso di diffonderla gratuitamente?
MD: Inizialmente avevo pensato ad un uso commerciale di questo mio lavoro.
Poi la mancanza di tempo e di voglia di pensare a come realizzarne la vendita, ma soprattutto il desiderio di stimolare altri sviluppatori a partecipare al miglioramento di questa piattaforma nata per uso personale, mi hanno spinto a preferire la diffusione libera e gratuita, con vincolo di uso non commerciale.
A proposito, per chi fosse interessato, l’applicazione è scaricabile da qui .

PI: La licenza di distribuzione adottata rientra nelle Creative Commons e di fatto impedisce l’uso commerciale dell’applicazione, consentendone invece qualsiasi modifica. A chi si rivolge? Qual è l’identikit di chi ha scaricato e scaricherà il codice dell’applicazione? Punti alla nascita di una comunità dedicata di sviluppatori e appassionati?
MD: Non so quale sia l’identikit di chi ha scaricato finora l’applicazione.
Quel che a me interessa è stimolare la nascita di un gruppo di lavoro, costituito da programmatori che vogliano liberamente condividere i miglioramenti eventualmente apportati al software del Pesa-Nervi.
Sarebbe bello se un giorno questo strumento, nato come un esperimento fatto a scopo di ricerca personale, diventasse una piattaforma pubblica e gratuita per creare blog accessibili.

PI: In quale direzione vorresti che proseguisse lo sviluppo dell’applicazione? Cosa serve perché possa propagarsi e diventare uno strumento di massa, un virus dell’accessibilità infiltrato nella blogosfera?
MD: Innanzitutto servirebbe renderla multipiattaforma. Io ho sviluppato il software in ASP e su database Access. Per una distribuzione ad ampio raggio occorrerebbe tradurre il sistema in PHP ed estendere la base dati a MySQL. Ma qualsiasi altra “traduzione” sarebbe interessante (per esempio verso JSP).
Sarebbe poi utile creare versioni localizzate in inglese, francese ecc. Quindi occorrerebbe una collaborazione per l’internazionalizzazione.

PI: Cos’altro c’è da fare?
MD: Dal punto di vista strettamente tecnico, occorrerebbe rivedere e razionalizzare il mio codice. Avendo realizzato il Pesa-Nervi nei ritagli di tempo e non essendo un programmatore javascript esperto, ci sono sicuramente difetti che possono essere eliminati: il codice javascript può essere asciugato e migliorato e in parte spostato in file esterni, laddove non è modificato a monte dal codice ASP.
Poi occorre un lavoro di razionalizzazione sugli stili CSS e piccoli ritocchi dell’interfaccia. Niente di straordinario, ma più persone possono fare certo meglio di una sola, come è del resto nella filosofia dell’open source.
Le direzioni che potrebbe prendere il lavoro sono molteplici. Da strumento privato per costruire un singolo blog accessibile, potrebbe essere modificato per esempio in piattaforma multiutente, sul modello di Splinder e di Blogger.

PI: In questi anni, tra alti e bassi, il concetto di accessibilità e la conoscenza degli strumenti dell’accessibilità si sono resi più visibili, ma sono entrati in profondità? Dopo la Legge Stanca qualcosa sembra essersi mosso soprattutto in ambito pubblico. Che ne pensi?
MD: Negli ultimi tempi vedo aumentare di continuo i siti pubblici costruiti nel rispetto – almeno tentato – di alcuni criteri base di accessibilità: codice strict, tasti di accesso rapido, marcatura strutturale, CSS in luogo dell’HTML presentazionale ecc.
Non so se questa tendenza dipenda dall’entrata in vigore della legge Stanca oppure dall’azione di sensibilizzazione svolta negli ultimi anni da siti e liste che, come Diodati.org , Humana e Webaccessibile , hanno trattato con continuità tematiche legate all’accessibilità e all’uso degli standard W3C.
Fatto sta che questa tendenza esiste, è abbastanza forte e lascia ben sperare per il futuro. Naturalmente c’è ancora molto da fare, ma rispetto agli inizi – parlo degli anni intorno al 2000 – i progressi mi sembrano indubbi.

a cura di Paolo De Andreis

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Pubblicato il
14 apr 2006
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