L'implosione di Internet e la maestra di mia figlia

L'implosione di Internet e la maestra di mia figlia

di Massimo Mantellini. Esiste un ampio numero di individui che, entrati in rete dalla porta sbagliata, la abbandoneranno in fretta: di chi è la colpa? Della maestra di mia figlia
di Massimo Mantellini. Esiste un ampio numero di individui che, entrati in rete dalla porta sbagliata, la abbandoneranno in fretta: di chi è la colpa? Della maestra di mia figlia


Web – Nelle ultime settimane sono usciti alcuni studi seri sulla implosione di Internet. Sulla frenata che sarebbe in atto nel numero dei suoi utenti. Ci si meraviglia, un po ‘ dappertutto in rete, che esista un folto numero di irriducibili ultracinquantenni che nella cablatissima America non hanno alcuna intenzione di avvicinarsi alla rete pur avendone le possibilità economiche.

Pew Research , che ci ha abituato negli ultimi anni ai suoi interessanti lavori di analisi statistica sul mondo delle nuove tecnologie, li definisce con un neologismo azzeccato “nevers”. Mai e poi mai questi signori, che sono un discreto numero, si collegheranno alla rete.

Oggi vorrei dare un minimo contributo personale alla difesa dei “nevers” perfino in un paese come il nostro dove questa categoria di renitenti alla rete, forse deve ancora rendersi conto di esistere.

Mia figlia ha 10 anni e frequenta l’ultimo anno delle elementari. Nel tripudio di insegnanti, attività varie, videocassette, lingue straniere che è la scuola elementare oggi, nel corso del passato anno scolastico nella sua classe si è trovato il tempo di studiare “solo” la geografia della sua regione di residenza.

Non chiedetemi perché. Non saprei rispondere. Lo studio di una buona parte delle restanti regioni dello stivale è così stato compreso fra i compiti per le vacanze. Nel periodo estivo la maestra di geografia e storia ha invitato i suoi scolari, ormai espertissimi nella geografia dell’Emilia Romagna (e completamente ignoranti su quella di qualunque altra landa), a “fare una ricerca su Internet” su cinque altre regioni italiane.

Sorgono due problemi a questo punto. La maestrina purtroppo, come gran parte delle sue colleghe, non conosce Internet. Sa solo, genericamente, che su Internet si trova di tutto e quindi ne deduce che sarà possibile trovare anche qualcosa sulla geografia delle regioni italiane. Si tratta di un atteggiamento di comodo invidiabile che potrebbe riassumersi in: “Esiste Internet, usatela!”. Il secondo problema, quasi ovvio, è che nessun bambino di 10 anni è in grado di fare una ricerca su Internet “da solo” e quindi la maestrina telematica semplicemente scarica sulle spalle di poveri genitori assai poco digitali pure loro, un onere perfino superiore a quello di consultare un sussidiario ed accertarsi che il proprio pargolo abbia compreso quanto ci sta scritto sopra.

Arrivo a quello che mi interessava dire.

Utilizzare Internet o la tecnologia in generale come un cappotto è una tentazione irresistibile. Spesso si tratta di un prezioso cappotto di cachemire con il quale ricoprire le proprie nudità. E’ una tentazione grande, anche perchè la maggioranza di noi non ha gli strumenti per rendersi conto che sotto il cappotto la maestra è, in questo caso, nuda. Quando sentono dire che la maestra ha “ordinato” una ricerca su Internet in tanti pensano che forse sì, è un po’ sfaticata, ma in ogni caso di una maestra moderna e intelligente si tratta, che si preoccupa del fatto che i suoi studenti siano al passo con i tempi. I tempi di Internet, appunto.

Ed invece la maestra, da sotto il suo cappotto, ignora che la tecnologia è amichevole e semplice solo per quelli che non la conoscono: provate a fare una ricerca online sulle Marche, a darle un ordine ed a stamparla. Poi fate il paragone con un qualunque libro di geografia. Si tratta di una battaglia impari. In ogni caso.

Cosa resta? Qualche genitore arrabbiato, qualcuno scornato dalla necessità pedagogica di collegare a Internet la prole, pena la bocciatura in geografia, qualcun altro felice di dare sfoggio della propria competenza nell’utilizzo di un motore di ricerca.

Accanto ai “nevers” citati prima, esiste un ampio numero di individui che, entrati in rete dalla porta sbagliata, la abbandoneranno in fretta. Sono quelli descritti così efficacemente dalle statistiche di PEW e della Virtual Society pubblicate in questi giorni. E, date le premesse, è difficile dare loro torto. Una volta conquistati gli entusiasti, gli informatici, i colti, gli amanti del porno, i collezionisti complusivi di conchiglie, i patiti del postalmarket e qualche decina di altre categorie, resta intatto e inscalfibile il folto numero di persone normali per le quali Internet è oggi un muro alto e senza spiragli. Spesso perchè nessuno ha mostrato loro dove sia la porta di ingresso. In paesi come il nostro dove l’esteriorità è ormai una scuola filosofica di massa, la porta di accesso alla rete è perfino più stretta che altrove. Tutti ne parlano ma pochissimi la conoscono davvero.

Nessuno leggerà le quattro stupidaggini stampate dentro i fogli A4 della ricerca sulle Marche di mia figlia. Se viene da Internet sarà per forza una ricerca impareggiabile. Così ovviamente, ammettere che un vecchio sussidiario sia meglio della rete delle reti è oggi un vero e proprio reato di opinione. La maestra così si stringe nel suo cachemire tecnologico e una decina di genitori normali, dopo qualche ora perduta online alla ricerca dei fiumi delle Marche, decidono che loro, finchè potranno, dalla rete delle reti staranno il più possibile alla larga. Ed è difficile dar loro torto.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il 9 dic 2000
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