Roma – C’è un senatore democratico dietro la proposta di legge che presto sarà presentata al Senato australiano e che vorrebbe obbligare gli enti pubblici e le pubbliche amministrazioni del paese a preferire il software libero a quello proprietario nella pianificazione dei propri investimenti tecnologici.
“Se non sceglieranno software open source – spiega il proponente Brian Greig – gli enti pubblici dovranno specificare perché hanno scelto quello proprietario”.
Secondo Greig fino a questo momento il Legislatore australiano non ha prestato attenzione all’open source anche in quei casi in cui gli acquisti del settore pubblico avrebbero potuto grandemente beneficiare a suo dire da questa scelta.
L’iniziativa di Greig è destinata a suscitare un vespaio nel paese dei Canguri. Un progetto analogo presentato in un parlamento regionale australiano da un altro membro del partito democratico, infatti, ha già scatenato molte polemiche. E ha indotto la “Initiative for Software Choice”, un gruppo che rappresenta molti produttori, Microsoft compresa, a scrivere ai parlamentari chiedendo loro di bocciare la proposta.
Greig, che pure si è dichiarato “non anti-americano” né “anti-Microsoft”, ha affermato che “le basse argomentazioni delle multinazionali del software contro l’open source sono basate sui propri interessi e studiate per creare paura, incertezza e dubbio”.