Mac-like/OS X è una favola per tutti

Mac-like/OS X è una favola per tutti

di Lucio Bragagnolo. Sta già cambiando tutto, senza che stia cambiando niente. Ma nessun cambiamento è indolore, neanche quelli più auspicati e positivi
di Lucio Bragagnolo. Sta già cambiando tutto, senza che stia cambiando niente. Ma nessun cambiamento è indolore, neanche quelli più auspicati e positivi


Web – Mac OS X , il nuovo sistema operativo di Apple, è una favola.
C’è chi lo vede come un grande lieto fine, anzi, lieto inizio, che porta su Macintosh caratteristiche davvero mai viste prima su un personal computer.
C’è chi lo vede come l’orco brutto peloso e cattivo: come, proprio adesso che mi ero fossilizzato sulle quattro finestre che mi servono, mi tocca imparare qualcosa di nuovo, anzi di antico?
C’è infine chi pensa sia la strega malvagia, carica di sortilegi e veleni, e si appella ai difetti della versione provvisoria per dire che è una versione provvisoria con difetti. Posizione rispettabile, per carità, solo che al dibattito aggiunge veramente poco.

Per quanti avessero vissuto gli ultimi mesi nella classica caverna di Platone, isolati da tutto, il sistema operativo Apple cambia radicalmente e passa da un’architettura proprietaria a uno dei più diffusi dialetti Unix, BSD . Arrivano: memoria veramente protetta, autentico multitasking prelazionale, multithreading a prova di bomba e una command line con cui aggirare l’interfaccia umana ogniqualvolta convenga farlo. Il tutto su un’interfaccia grafica anch’essa radicalmente nuova, Aqua , centrata sui documenti invece che sulle applicazioni, con pulsanti che pulsano davvero o si illuminano al passaggio del mouse e icone che possono essere stirate a volontà per obbedire alla volontà dell’utilizzatore.
Insomma, per la prima volta nella storia del personal computer vengono unite un’interfaccia grafica allo stato dell’arte e un’architettura di sistema ugualmente avanzata: qualcosa che non ha mai fatto Microsoft (figuriamoci), né Linux (a cui manca un’interfaccia grafica realmente avanzata, a dispetto dei grandi progressi di Kde ), né nessun altro.

C’è di più: le fondamenta del sistema operativo non sono più proprietarie ma aperte ed esposte al pubblico, sotto il nome di Darwin . Ci sono già sviluppatori che fanno funzionare Darwin su computer con processore Intel, o che stanno aggiungendo nuove funzionalità al sistema, oppure che fanno streaming sulla Rete usando gratuitamente QuickTime. Tutti, anche fuori da Apple, possono collaborare al progresso del sistema e già si parla, per esempio, di altre interfacce (per esempio X-window) che non sarà difficile montare al posto di Aqua. Lo stesso Staroffice potrebbe essere portato agevolmente da Linux a Mac OS X e diventare una vera alternativa a Office anche nel mondo Mac.

Messa così è davvero una favola. A chi potrebbe dare fastidio e considerarla comunque una favola, ma di quelle dove invece alla fine vince il lupo cattivo?
Per esempio, a chi si lamenta di dovere imparare qualcosa di nuovo, anche se i vantaggi in questo caso sono evidenti a chiunque. Oppure a chi biasima Apple per considerare candidati al nuovo sistema solo i Mac dai G3 in avanti; in realtà Apple non esegue i test e quindi non certifica compatibilità, ma da tempo – per chi sa smanettare il giusto – X si installa su tutti i Power Mac con processore 604 e non è escluso che si arriverà ancora più indietro.
Addirittura la promessa di uno Unix potente eppure facile da usare alletta anche gente che chiede a gran voce il porting completo di Mac OS X su Intel . Sorry, guys. Quella è monopolio di gente condannata in tribunale. Con un’architettura chiusa e proprietaria, neanche tanto facile da usare, che sta a Unix come un finto Rolex sta a un Rolex.
La favola, bella o brutta, sta – come si dice in gergo – su un’altra piattaforma. Chi ha coraggio, si tuffi.

Lucio Bragagnolo

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Pubblicato il
9 nov 2000
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