Spam vietato in Europa?

Spam vietato in Europa?

Questo è l'auspicio che emerge dal lavoro di una commissione comunitaria che ha lavorato a lungo sulla questione. Inviare email non richieste è una forma di violazione della privacy. L'inizio di un percorso
Questo è l'auspicio che emerge dal lavoro di una commissione comunitaria che ha lavorato a lungo sulla questione. Inviare email non richieste è una forma di violazione della privacy. L'inizio di un percorso

Bruxelles – Lo spam fa male alla Rete e agli utenti Internet: c’è questo dentro il rapporto messo a punto dalla commissione Data Protection Working Party nella quale per molti mesi hanno lavorato esperti di tutti gli stati membri dell’Unione Europea.

Il rapporto, che non propone delle nuove norme ma che si limita ad indicare la natura del problema, è significativo perché porta la questione sui tavoli di lavoro della UE e sposta l’orientamento dominante in una direzione di lotta allo spam, ovvero all’invio di posta elettronica non richiesta agli utenti Internet.

Lo studio, al quale ha collaborato anche il Garante per la privacy italiano , sostiene che lo spam “dà vita ad una specifica violazione della privacy dell’utente. Questi non viene interrogato da una interfaccia umana, sostiene il costo della comunicazione e normalmente riceve lo spam all’interno dello spazio intimo della propria casa”. Secondo il rapporto. proprio per questo non deve sorprendere che “i consumatori preferiscano le comunicazioni commerciali richieste e personalizzate”.

“Lo spam – si legge nello studio – disturba, fa perdere tempo sia a chi lo legge che a chi lo cancella, e costa denaro. Il disturbo causato da chi invia tonnellate di posta elettronica non richiesta mette in crisi la fiducia del consumatore nel commercio elettronico”.

La soluzione del problema spam, dunque, sarebbe tutta qui, nel limitare la possibilità per chiunque di inviare posta elettronica non richiesta: “La soluzione nota come opt-in (ovvero scelta di ricevere email, ndr) è una soluzione equilibrata ed efficiente per rimuovere gli ostacoli alla fornitura di informazione commerciale pur preservando il fondamentale diritto alla privacy dei consumatori”.

Nello studio si legge anche quanto sia importante il fatto che “la maggioranza degli Internet Service Provider utilizza filtri per limitare lo spam e impone ai propri abbonati clausole con le quali gli utenti si impegnano a non inviare o veicolare spam”. Contratti che, almeno in Italia, purtroppo in alcuni casi non vengono rispettati da certi utenti che riescono pure ad evitare l’azione di filtro dei propri provider.

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Pubblicato il
10 nov 2000
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