Spam/ Ecco cosa succede all'opt-out

Spam/ Ecco cosa succede all'opt-out

di A. Massucci. Il caso di eBay sembra esemplare. Il colosso delle aste finisce nei guai per la propria policy di email marketing. Ma il sitone è in buona compagnia: molte imprese non considerano l'opt-in un'opzione possibile
di A. Massucci. Il caso di eBay sembra esemplare. Il colosso delle aste finisce nei guai per la propria policy di email marketing. Ma il sitone è in buona compagnia: molte imprese non considerano l'opt-in un'opzione possibile


Roma – Incredibile il caso di eBay. Il colosso delle aste online è finito su tutte le prime pagine per aver iscritto d’autorità a numerose mailing list commerciali tonnellate di propri utenti. Una “mossa” che il sitone sostiene sia dovuta al fatto che gli utenti registrati dal sito tra aprile e novembre 2000 non hanno avuto la possibilità di scegliere correttamente se ricevere o meno le diverse newsletter promozionali dell’azienda. Di conseguenza eBay ha contattato tutti questi utenti dando loro tempo fino al 23 gennaio per disiscriversi dalle mailing list eventualmente indesiderate. Dopo quella data inizieranno a ricevere i messaggi delle newsletter.

In altre parole, e per questo eBay è finita sulle prime pagine e in un brutto affare sul piano delle pubbliche relazioni, per tutti quegli utenti la policy commerciale di opt-in è stata trasformata da un giorno all’altro in opt-out. Opt-in si realizza quando l’utente sceglie di iscrivere il proprio indirizzo in una mailing list, anche commerciale; opt-out avviene invece quando all’utente non viene lasciata scelta, perché se non si disiscrive dalle mailing list riceve messaggi che non ha richiesto. Una pratica utilizzata da tanti in questi anni, anche in Italia, per costruire “preziose” newsletter di decine di migliaia di iscritti, iscritti-vittime di una pratica scandalosa e produttrice di spam.

Ora eBay è attaccato da chi si occupa di protezione della privacy e dall’antispam ma sono critiche che possono sembrare speciose, soprattutto negli Stati Uniti dove la privacy dell’utente Internet è da sempre considerata un fastidioso optional. Perché, ci si potrebbe chiedere, si attacca eBay e non si aggrediscono America Online, che ogni anno costringe i propri utenti a inviare una lettera di opt-out per evitare di ricevere comunicazioni commerciali, o Amazon.com che, negli USA, è andata oltre, riservandosi il diritto di passare a chi desidera i dati dei propri utenti?

Si tratta invece di critiche essenziali che testimoniano come, forse, negli USA si stia finalmente svegliando nell’era digitale una nuova coscienza della privacy, oggi ancora allo stato embrionale. Lo dimostrerebbe anche l’ampio risalto dato dai media alla vicenda. Ed è una tendenza che proprio in questi giorni si potrebbe considerare confermata anche dalla scelta del fallimentare Toysmart di distruggere i propri elenchi di utenti invece di venderli per coprire i buchi neri della bancarotta. Non resta da sperare, dunque, che quell’embrione diventi presto un individuo adulto…

Alberigo Massucci

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Pubblicato il
12 gen 2001
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