E.T., la ricerca continua

E.T., la ricerca continua

Come è nato il progetto Seti@Home? Quali sono le speranze della più veloce macchina di calcolo del Pianeta? Cos'è che spinge due milioni di utenti internet a cercare tra le stelle?
Come è nato il progetto Seti@Home? Quali sono le speranze della più veloce macchina di calcolo del Pianeta? Cos'è che spinge due milioni di utenti internet a cercare tra le stelle?


Web – Chi siamo? Siamo soli nell’universo? Per poter rispondere a queste domande, dovremmo poter disporre di mezzi e conoscenze che sono oggi molto al di là delle nostre possibilità. Però già adesso, nell’anno di grazia 2000 e con i ‘mezzi’ disponibili… si può tentare qualcosa.

La ricerca di tracce di vita intelligente al di fuori del sistema solare è da tempo portata avanti dal S.E.T.I.(Search for Extra Terrestrial Intelligence), una associazione scientifica che coordina gli sforzi mirati a questo; nulla a che vedere con i più popolari “UFO”.

Per approfondire l’argomento è utile, per chi dispone già di Internet, visitare il sito del SETI Institute e della SETI League. Altra fonte di notizie e materiale sono le librerie: alle sezioni Astronomia e/o Radio Astronomia.

Soffermiamoci sulla Radio Astronomia: essa non necessariamente ha a che vedere con la ricerca di “vita extraterrestre”, ma si basa sullo studio e la ricerca dei corpi celesti e delle loro emissioni a mezzo della analisi elettromagnetica: segnali ‘radio’, per l’esattezza. Noi sulla Terra siamo costantemente immersi in un denso flusso di onde elettromagnetiche (emissioni terrestri) ed investiti da radiazioni (cosmiche) più o meno conosciute.

Le più comuni e percepibili – in condizioni normali – sono le radiazioni solari. Ci sono altre manifestazioni elettromagnetiche terrestri naturali che possiamo riconoscere: i fulmini, ad esempio, come anche la radioattività nociva di alcuni elementi presenti in natura, ad esempio l’uranio. Questo non fa di per sé della Terra qualcosa di ‘speciale’, a livello cosmico. C’è però un ben definito particolare che rende totalmente ‘differente’ e ‘unico’ il nostro pianeta e quindi speciale agli “occhi” di un’eventuale osservatore nello spazio anche lontanissimo dal nostro sistema solare: il “rumore” delle emissioni elettromagnetiche prodotte dalle attività umane. In altre parole, l’inquinamento radioelettrico.

Le onde radio prodotte dalle stazioni TV, dai radar, le stazioni radio e le esplosioni nucleari atmosferiche degli anni passati, hanno percorso per decine d’anni e alla velocità della luce distanze immense attraverso lo spazio. Questo fatto rende la Terra ‘speciale’, riconoscibile ed individuabile come un ‘faro’. Un corpo celeste ‘freddo’ (non una stella) però singolarmente “rumoroso” quindi “attivo” e “vivo” per chi, anche a distanze oggi irraggiungibili, fosse in grado di riconoscere segnali radio “modulati”. Come ad esempio, una ipotetica civiltà di livello simile o ‘tecnologicamente’ più avanzata della nostra.

Se noi produciamo un “suono” radio che può raggiungere -seppure attenuato dalla distanza- angoli remoti dell’universo, ecco che prende forma l’idea di cercare a nostra volta di rilevare, se possibile, tracce simili. Esplorando lo spazio con sofisticati ricevitori per trovare – se ve ne fossero – altri “musicisti” simili a noi. Questa è già una ipotesi plausibile per avviare una ricerca scientifica. (continua)


A questo punto, mi pare doveroso ricordare Guglielmo Marconi (25 Aprile 1874 – 20 Gennaio 1937), l’Inventore della Radio cui hanno seguito innumerevoli applicazioni delle onde radio stesse come nel “radiocomando”: quello della TV, quello dell’apricancello (Il primo “radiocomando” della storia azionò una … doppietta dietro ad un poggio di Pontecchio, oggi più conosciuto come Pontecchio Marconi)… come il telefonino, il sistema GPS, i satelliti per telecomunicazioni, il forno a microonde (radio, eh sì), il radar, e via dicendo.

Su Marconi si è detto e scritto tutto il possibile e non potrei del resto aggiungere nulla. E ‘ stato un Grande della Storia. Tengo molto a sottolinearVi un particolare, in questo contesto: alla Sua morte le stazioni radio dell’epoca (nel 1937 erano relativamente poche rispetto alla moltitudine di oggi)… tacquero. Tacquero tutte contemporaneamente per alcuni minuti in segno di rispetto e cordoglio. Ed anche …questo intervallo di silenzio ha viaggiato nelle insondabili profondità dello spazio, assieme al resto.

Capite? Vorrei Vi soffermaste con me per pochi istanti su questo Storico evento: il pianeta Terra per quei due intensi minuti, tornò al Silenzio Primordiale. Quel silenzio “radio” che Marconi ruppe per primo dal giorno della formazione del pianeta. Poi la Terra tornò pian piano a crepitare, ronzare, vivere… in un crescendo e da allora non ha mai più interrotto questa sua fervente attività.

Amici, nessun’altro essere umano al mondo avrà mai – per quanto potente – la possibilità di ricevere un tributo così… universale (letteralmente!!). Riflettiamo sulla importanza dell’invenzione marconiana; per quanto detto finora e soprattutto perché è proprio per cercare di trovare tracce di un “equivalente” del Nostro… Marconi (che abbia reso “radio-attivo” un altro pianeta) che il Progetto Setiathome è stato ideato e poi diffuso su Internet.

Si è tentato spesso, in passato, di ricevere eventuali segnali intelligenti provenienti dallo spazio ma finora senza risultato. Uno degli ostacoli maggiori è stato ed è tuttora la potenza di calcolo necessaria ad elaborare masse di dati di grandezze… incalcolabili; ostacolo comune anche ad altre ricerche. Un esempio per tutti: il Progetto Genoma del premio Nobel Renato Dulbecco.

Un altro problema per la realizzazione di queste ricerche è quello dei costi previsti e molto spesso improponibili. Alcuni anni or sono, qualcuno ipotizzò di suddividere le operazioni di calcolo necessarie tra una moltitudine di calcolatori collegati assieme per poi coordinarne i risultati. Il punto era: come collegarli? Pressoché impraticabile. I tempi non erano maturi… ma il nocciolo dell’idea sì. Nel frattempo, si è sviluppata INTERNET. (continua)


Più o meno tre anni fa, un gruppo di studiosi dell’Università americana di Berkeley (California) a corto di fondi, ideò le basi di un progetto matematico innovativo per frazionare e distribuire via Internet per processare i dati ricevuti dal grande radiotelescopio di Arecibo (Puerto Rico). Questo avrebbe reso possibile collegare virtualmente e far lavorare migliaia di calcolatori sparsi qua e là sul pianeta per costituire – in pratica – un grande e potente sistema di calcolo senza precedenti… realizzando esattamente l’idea di cui si è parlato.

I matematici di Berkeley si sarebbero accontentati di riuscire a “mettere assieme” almeno… 50mila computers per poter avere a disposizione la potenza di calcolo necessaria al compito. Facevano conto principalmente sulla collaborazione di colleghi, università, studenti, parenti, simpatizzanti e via dicendo. La voce è poi corsa su Internet. E ha funzionato! Ben oltre le più pazzesche aspettative degli ideatori.

Ci credereste?! Poco dopo l’ inizio del Progetto – a Ferragosto – la cifra era già stata raggiunta e superata abbondantemente. L’estate scorsa – dopo quattro mesi dall’avvio – si era già raggiunto il milione e passa di computers collegati.

Nel momento in cui scrivo siamo a:
Partecipanti: 1.826.842 utenti registrati. I computers sono in realtà molti di più e di tutti i tipi e calibri.
Paesi: 222. Non so quanti di preciso siano gli “Stati sovrani” ora nel mondo, ma in S@H ci sono tutti i Paesi dotati di… elettricità e di almeno una linea telefonica.
Anni equivalenti di calcolo accumulati (ossia tempo macchina) nell’arco di 10 mesi: 220.734 e spiccioli!
Numero di operazioni di calcolo totali: 184.632 alla 20esima. 12,69 TeraFLOPs… ogni secondo.. 24 h su 24.
Cifre che mentre leggete sono state superate abbondantemente.

Ogni giorno che passa si vanno ad aggiungere -stando alle statistiche di Berkeley- centinaia di altri computers… da tutte le latitudini.

E non è ancora finita… A prescindere dai risultati, nel maggio del 2001, che è la data prevista per la conclusione del progetto, avremo “scritto” assieme giorno dopo giorno una pagina rimarchevole di Storia contemporanea con la “S” maiuscola. Al di là dell’obiettivo “naif”, se vogliamo, l’impatto e le implicazioni del S@H sono… la vera notizia. Perdipiù tutto è accaduto senza che i grandi Media abbiano offerto al S@H il risalto che merita… Incredibile.

Ehi! Avete già un computer con accesso ad Internet? Stavate pensando di procurarvene uno prima o poi? Setiathome, nel computer, è il miglior modo per occupare i tempi “morti” fra una sessione e l’altra. Perlomeno il più intelligente. Funziona come un “salvaschermo”, ossia elabora i dati mentre il calcolatore è acceso ma in “pausa”. Quando ha finito, chiede il permesso di scambiare via Internet il pacchetto elaborato con un altro “grezzo”. Il tutto prende pochi secondi. Geniale! Attrezzature richieste: 1 computer ed 1 modem. Punto.

Setiathome riunisce attorno ad un’idea, un progetto, centinaia di migliaia di persone. Gente comune come me e Voi: di tutte le età, razze, religioni, lingue e colori! Gli “scienziati puri” o gli “addetti ai lavori” originali coinvolti nel progetto sono una minoranza. Comunque vada… è un evento mirabile almeno quanto è innovativo e condivisibile.

Personalmente, spero davvero che S@H sia il capostipite di una serie di progetti scientifici “…@home” in Internet che diano modo a validi ricercatori di sfruttare potenze di calcolo altrimenti fuori dalla loro portata.

E la “gente comune” come me e Voi potrà di volta in volta decidere se, come e per quanto aderire a questo o quel progetto che venga ritenuto più consono alla propria “personalità”. E vi sembra poco? Se volete sperimentare l’effetto che fa, provate Setiathome .

Tiziano Dal Farra

Ringrazio il collega in Setiathome Giuseppe Caminiti di Hannover che mi ha ispirato queste righe. Ringrazio Loredana Trevisani per avermi efficacemente aiutato nella traduzione ed elaborazione per il mondo “Anglo-American”…preziosa! E ringrazio inoltre tutti quelli che apprezzeranno S@H, Internet e vorranno partecipare attivamente allo sforzo.

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Pubblicato il
31 mar 2000
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