Canberra (Australia) – Con una sentenza destinata a far discutere, un giudice australiano ha di fatto stabilito che un cittadino del suo paese che si senta diffamato da una pubblicazione apparsa su internet può ricorrere contro la stessa nel proprio paese anziché nel paese di pubblicazione.
Alla sentenza, che ricorda da vicino la posizione della Corte di Cassazione italiana sulla diffamazione via internet, si è arrivati dopo che la Corte suprema dello stato di Victoria, in Australia, ha condannato il colosso americano Dow Jones, colpevole di aver pubblicato negli USA, su internet, un articolo diffamante contro un industriale australiano.
Quest’ultimo, Joseph Gutnick, si è rivolto alla Corte sostenendo che la pubblicazione online non si poteva considerare come una “pubblicazione americana” in quanto era resa immediatamente disponibile anche ai lettori australiani, dunque andava trattata in tutto e per tutto come una pubblicazione australiana. La tesi è stata accolta dai giudici, che hanno così introdotto per i cittadini del loro paese la possibilità di denunciare per diffamazione in Australia qualunque attività internet nel mondo.
La Corte ha sottolineato come “questa tecnologia rivoluzionaria modifica in modo significativo i confini territoriali”.
Si ricorderà come qualche mese fa una sentenza della Corte di Cassazione italiana aveva stabilito che i cittadini italiani possono ricorrere contro una pubblicazione web realizzata all’estero e pubblicata su internet.