10 milioni di Immuni, di IO e di noi

10 milioni di Immuni, di IO e di noi

Tra poche ore sia l'app Immuni che l'app IO supereranno (quasi in contemporanea) quota 10 milioni di download: due storie che raccontano l'Italia.
10 milioni di Immuni, di IO e di noi
Tra poche ore sia l'app Immuni che l'app IO supereranno (quasi in contemporanea) quota 10 milioni di download: due storie che raccontano l'Italia.

Era forse il destino a volere questo incrocio significativo tra l’app Immuni e l’app IO, con la prima ferma a 9.950.000 download e l’altra arrembante a quota 8 milioni, e con nessuno pronto ad asserire che a quota 10 milioni ci arriverà per prima proprio Immuni. I due trend non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro e le due app operano in due sfere completamente differenti, ma questo incrocio di sguardi durante il sorpasso che sta per avvenire non può non farsi notare.

Si tratta di numeri che raccontano ben poco sulle rispettive app (e sui rispettivi problemi), ma sono comunque numeri che raccontano molto di quello che siamo noi.

Immuni e IO, 10 milioni di storie

Immuni e IO sono due storie completamente diverse, con due parabole del tutto differenti, ma che a quota 10 milioni di download mettono a nudo quello che il tema della digitalizzazione agli occhi degli italiani. Se per certi versi queste due app avrebbero dovuto trainare l’Italia fuori dal pantano dell’analogico, delle code allo sportello, dell’odore di “prima repubblica” che imputridisce la carta e riempie faldoni, alla storia questa fase passerà invece come un primo timido e incespicante tentativo di guardare al futuro senza averne ancora le risorse. Non è solo questione di denaro: è questione di contesto, di infrastrutture, di organizzazione. E non è tutto.

Questa fase sta raccontando molto anche di noi. Noi (non intesi come singoli, ma come corpo unico di cittadini italiani) abbiamo troppo spesso guardato a questi servizi come al passo avanti di una azienda pronta a venderci servizi. Il digitale non come un nuovo modo di essere, insomma, ma come rebrand dell’azienda “Pubblica Amministrazione”, a cui rivolgersi per l’elargizione di servizi a pagamento tali per cui “tanto pago, tanto pretendo”. Non che non sia lecito pretendere, non che sia colpevole la cifra da pagare, ma l’approccio cliente-fornitore non è esattamente quello che possa ottimizzare un rapporto che in realtà dovrebbe essere tra un cittadino e la sua nazione.

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Che il senso di appartenenza sia diventato soltanto una mascherina da tirar fuori dopo il passaggio del turno alla fase iniziale degli Europei o dei Mondiali di calcio, è cosa nota ormai da tempo; che il problema fosse tanto radicato dal non consentirci più di nutrire quel minimo di pazienza che ad una PA in ristrutturazione dovrebbe essere concessa, questo è invece un problema ben più serio.

L’app IO ha fatto 8 milioni di download in 3 giorni, Immuni ne ha fatti 10, ma in 190 giorni…. sarà che “cash” attira di più di “responsabilità”? O forse che ci siamo accorti che non basta una expertise di coding per passare da uno strumento privato a uno pubblico ma bisogna portare anche tutti quei meccanismi di reward che hanno fatto di un’app privata uno strumento di successo e creare una infrastruttura analoga nel servizio pubblico? In altri termini ci sono app molto di successo perché sfruttano un leverage di reward nell’utente (uso dell’app che ti premia). Ed è qui che è crollata Immuni: installi immuni se l’app funziona e ti segnala un possibile contagio non vinci nulla (neanche un tampone) ma entri in un inferno in cui i primi a non aiutarti sono i sanitari del SSN che l’hanno semplicemente ignorata. IO con Cashback invece premia con soldi (anche solo virtualmente al momento) ed ecco che il cittadino medio da buon utente medio entra nel meccanismo di premiazione.

Paolo Benanti
Paolo Benanti è un francescano del Terzo Ordine Regolare e si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie

Che non fosse la logica della privacy a bloccare Immuni era chiaro fin dal principio: era stata questa una delle leve usate per minare la strada dell’app e cospargerne l’immagine di diffidenza, ma ad attecchire era soprattutto altro. La logica dietro Immuni non è premiante per il singolo, ma lo è per una collettività. Ma quando non ci si sente parte integrante di una collettività/comunità, se ci si sente soltanto somma algebrica di un insieme di cittadini invece che elemento pienamente integrato in un sistema sodale, allora ecco che Immuni parla una lingua che in molti non possono/vogliono comprendere.

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Anche l’app IO nasceva con l’obiettivo di accelerare la PA, facilitare il rapporto con i cittadini, creare meccanismi virtuosi per innovare la burocrazia e snellirla: il risultato era in scarni numeri che rendevano l’app del tutto ininfluente ai fini della trasformazione digitale del Paese. Poi improvvisamente arriva il cashback, arriva l’elemento premiante per il singolo, arriva il canale che mette in tasca il denaro ed ecco che i download si moltiplicano smentendo tutti i timori per la privacy, tutte le convinzioni sull’analfabetismo digitale diffuso, tutte le paure di non avere smartphone all’altezza. Per far funzionare un’app occorre fornire dunque un meccanismo di reward per poter catturare l’utenza? Forse, inevitabilmente, si. Può essere sotto forma di pura utilità, di vil danaro, di engagement, di kudos, ma in ogni caso senza l’utopia che basti un senso di appartenenza (che senso di appartenenza non è) a moltiplicare i numeri. Cambiando i canali di dialogo tra cittadino e PA cambia forse un po’ la natura sia dell’uno che dell’altro, o almeno qualcosa si rischia di perdere per strada: anche le democrazie potrebbero essere riscritte in questo progressivo ed inesorabile slittamento di paradigma.

Lo Stato azienda

Non si tratta di colpevolizzare i cittadini per questo, sia chiaro: per molti, anche solo poche decine di euro di cashback possono essere una boccata d’ossigeno. Al tempo stesso quanto sta per accadere deve imporre una riflessione sia sul modo di essere “cittadini”, sia sul modo di essere Stato. Creare app, organizzare cashback, inventare Lotterie degli Scontrini: tutti elementi virtuosi se presi ognuno per sé, ma se messi assieme configurano l’immagine di uno Stato che fa marketing prima ancora di farsi catalizzatore di sentimenti, di senso di appartenenza e di fiducia. Se lo Stato si comporta con i cittadini come se dovesse vendere loro un servizio, non può pretendere che questi ultimi non si comportino da clienti, con tutte le pretese e le aspettative che questi ultimi sbandierano.

Tra poche ore sia Immuni che IO supereranno quota 10 milioni di download. In questi 10 milioni di download ci sono 10 milioni di storie e dietro quei 10 milioni di storie c’è un po’ ognuno di noi. E di quel che l’Italia rappresenta per chi si dice “Italiano”.

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Pubblicato il
9 dic 2020
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