Roma – C’era una volta un programma di modellazione tridimensionale chiamato Blender, utile per creare realistici disegni con effetti speciali o animazioni tipo cartone animato sintetico.
Nel tempo, Blender si era guadagnato la fiducia e la stima di una larga comunità di utilizzatori, tra i quali c’erano certamente anche società che lo usavano per lavoro, a livello professionale. Poi, tutto d’un tratto, la casa produttrice – l’olandese NaN Holding BV – ha deciso che avrebbero cessato ogni ulteriore sviluppo poichè quel settore della loro attività non era più ritenuto interessante. Il codice sorgente di Blender era così destinato a finire sepolto per sempre, inutilizzato nelle cantine della NaN.
La comunità degli utilizzatori, che nel frattempo aveva investito in formazione, licenze, supporto, know how etc. si trovò appiedata e cercò di organizzarsi in qualche modo. Leader naturale di questo movimento è divenuto Ton Roosendaal, uno degli ex sviluppatori di Blender, il quale ha fondato la Blender Foundation ed ha convinto NaN a raggiungere un compromesso: NaN rilascerà il codice sorgente di Blender sotto licenza opensource in cambio di 100 mila euro.
Ora Blender Foundation, con una mossa che non ha precedenti, sta portando avanti un gigantesca colletta su internet ed in una settimana ha già raccolto circa 45000 euro, quasi la metà del necessario. Ce la faranno a liberare Blender?
Simone Piunno
Ferrara LUG