Un mese fa il Sistema Pubblico di Identità Digitale superava i 10 milioni di account, un mese dopo la quota è già pari a 11 milioni. Certo, la notizia sarebbe tutta qui, tutta in un tweet celebrativo pubblicato dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale. Ma un traguardo di questo tipo è ben più di una semplice notizia: è sintomo di un trend che non rallenta, è segno di un cambiamento che l’Italia cercava da tempo e che ci è stato servito in modo del tutto inatteso da una pandemia.
11 milioni di SPID
Quel che i bonus non erano riusciti a fare, quel che la promozione non era riuscita a raggiungere, quel che l’informazione non era riuscita ad ottenere: ci ha pensato il Covid a persuadere gli italiani del fatto che avere uno SPID sia importante, poiché fondamentale per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione.
📈 Nel settembre 2019, le identità digitali attivate da #SPID erano 4 milioni e 800 mila. Oggi, dopo un anno di lavoro e grazie ai #cittadini, abbiamo superato gli 11 milioni. #identitàdigitale pic.twitter.com/tcWELFhMQp
— Dipartimento per la Trasformazione Digitale (@InnovazioneGov) October 7, 2020
Va pur detto che il Covid ha determinato un contesto ben più ampio nel quale non solo è aumentata la domanda, ma anche l’offerta. Dal 1 ottobre, ad esempio, è scomparso il PIN per l’accesso ai servizi INPS e lo SPID ne è diventato erede in linea diretta: l’aumento delle registrazioni arriva soprattutto da questa nuova necessità, perché SPID significa sistema pensionistico ed accesso ai bonus.
La necessità s’è fatta virtù, insomma. E nel giro di un mese 1 milione di italiani ha superato ogni resistenza, ogni inerzia ed ogni pigrizia per passare una volta per tutte alla propria identità digitale. Se non è una rivoluzione, poco ci manca.