Roma – Nuovi problemi attorno al 112, il numero unico europeo per le chiamate d’emergenza: non solo è poco conosciuto nel territorio dell’Unione, ma ora è causa di deferimento alla Corte di Giustizia Europea, almeno per i Paesi che non hanno mostrato di osservare, in proposito, le norme in materia comunicazioni elettroniche. Tra i quali l’Italia.
Nel Belpaese il 112 è operativo dal 1981, come numero di pronto intervento dell’ Arma dei Carabinieri . Nel 1991, il Consiglio delle Comunità Europee ha stabilito l’introduzione del 112 come numero unico di emergenza a livello europeo e l’Arma ha adeguato la propria struttura di risposta per fornire un servizio efficiente anche in lingua straniera, completandone l’adeguamento nel 1995. Alcuni Paesi, però, non hanno ancora ottemperato alla richiesta di integrare il servizio con una funzione di tracciabilità o localizzazione: l’ente che risponde alla chiamata di soccorso, in sostanza, deve essere dotato degli strumenti tecnologici idonei a consentirgli di localizzare il chiamante. L’Italia non ha ancora potuto dichiararsi pronta, soprattutto per quanto riguarda le chiamate che il 112 riceve da utenze di telefonia mobile.
Oltre all’Italia, osserva l’esecutivo UE, anche Lituania, Olanda, Portogallo e Slovacchia non hanno completato l’implementazione del servizio. Anche l’Estonia ha ricevuto un’ammonizione formale, per non aver svolto le analisi di mercato richieste dalle norme sulla telecomunicazioni. La Commissione ha inoltre aperto una nuova procedura di infrazione nei confronti di Cipro, mentre sono prossime ad essere chiuse le procedure contro Finlandia, Germania e Lussemburgo.
“Ogni Stato membro – ha affermato Viviane Reding, commissario per la società dell’informazione e i media – deve assicurare che il numero di emergenza europeo 112 sia pienamente funzionale e disponibile. È deplorevole che diversi paesi mettano a repentaglio i propri cittadini e i cittadini di altri stati membri della UE che si recano sul loro territorio non garantendo ai servizi di emergenza la piena disponibilità delle informazioni sull’ubicazione del chiamante. Sollecito questi stati a prendere provvedimenti immediati per garantire maggiore sicurezza ai cittadini della UE”.
Reding ha quindi rinnovato ai paesi dell’Unione l’invito ad adempiere con solerzia alle prescrizioni della normativa comunitaria sulle telecomunicazioni, “il cui mancato rispetto andrà a discapito della concorrenza e dei diritti dei consumatori.”
D.B.