Washington – P2P e pedoporno ancora una volta associati in un caso che sta facendo discutere: un reo confesso, che aveva scaricato migliaia di immagini di pornografia infantile usando Kazaa , sta chiedendo l’intervento della Corte Suprema degli Stati Uniti affinché la pena che gli è stata inflitta sia ridotta, anzi ridotta ad un terzo.
La vicenda è quella del farmacista 43enne Walter Sewell, a cui un tribunale del Missouri ha comminato 15 anni di carcere per aver scaricato immagini illegali e per aver pubblicizzato il fatto di averle poste in condivisione . Si tratta di una pena più pesante di quelle comminate a chi abusa fisicamente di giovani vittime (si parte dai 13 anni in su). “È stato condannato per più anni di quanti vengono comminati a chi effettivamente abusa di bambini – ha dichiarato l’avvocato dell’uomo – Ma lui quelle immagini non le ha prodotte, non le ha vendute e non le ha nemmeno comprate”.
Si tratta di una sentenza confermata la scorsa settimana dalla Corte d’Appello e che si basa sul controverso Protect Act , una norma pensata per introdurre aggravanti automatiche , ovvero fattispecie per le quali sono previsti in qualsiasi scenario molti anni di carcere.
La tesi della difesa è limpida: secondo le leggi contro la diffusione di pornografia infantile, Sewell avrebbe dovuto ricevere una condanna a “soli” 5 anni . Il motivo del riconoscimento dell’aggravante sta nell’interpretazione dei giudici secondo cui porre in condivisione file tramite Kazaa non significhi solo “mettere a disposizione” certo materiale ma anche “pubblicare” una informazione pensata per consentire il download di porno infantile anche da utenti di altri stati. Quest’ultima precisazione è importante: per l’ordinamento statunitense ulteriori aggravanti possono scattare in caso di crimine federale, ed è un crimine federale – con poche eccezioni – qualunque reato avvenga “tra stati”.
Se la difesa ora spera di convincere la Corte Suprema a rivedere il caso ponendo l’accento sulla incostituzionalità di certe aggravanti , l’accusa non ha dubbi. La sentenza del tribunale di primo grado sostiene che le “note descrittive dei file pubblicate nella cartellina di condivisione di Sewell avvertivano gli utenti Kazaa che lui stava offrendo quel materiale illegale”. E tanto basta per trasformare la pena da 5 a 15 anni.
Il caso, come osserva Wired , è particolarmente rilevante perché rappresenta una precedente attorno al quale le autorità di diversi stati hanno già iniziato a costruire altri procedimenti d’accusa.