Una nuova polemica viene a deflagrare in seno al Decreto Crescita che sta per mettere nero su bianco gli investimenti che il Governo intende fare per il paese: al centro dell’attenzione è in questo caso 18app, ossia il cosiddetto “Bonus cultura” riservato ai diciottenni.
Con 18app è possibile acquistare “cinema, musica e concerti, eventi culturali, libri, musei, monumenti e parchi, teatro e danza, corsi di musica, di teatro o di lingua straniera“: è sufficiente rientrare all’interno dell’età prevista dal decreto e possedere uno SPID con il quale identificarsi, dopodiché non resta che far richiesta del bonus per procedere con gli acquisti. Ora le bozze trapelate del Decreto Crescita sembrano però dimezzare il bonus, abbassando il fondo disponibile di circa 100 milioni di euro sui 240 precedentemente stanziati.
18app verso il taglio?
“Ai ragazzi nati nel 2000 non sarà tolto un solo euro“, spiegano i responsabili Laura Castelli (viceministro Economia e Finanze) e Alberto Bonisoli (Ministro per i Beni e le attività culturali): “Al netto delle speculazioni politiche, da campagna elettorale per le europee, rassicuriamo tutti: il Bonus Cultura non sarà toccato, ai ragazzi nati nel 2000 non sarà tolto un solo euro. Sono stati solo ed esclusivamente anticipati 100 milioni di euro per il dl Crescita: una misura indispensabile per la ripresa economica del Paese. I fondi saranno stanziati di nuovo tra qualche settimana“.
Una promessa a cui Confindustria non sembra voler cedere di buon grado:
Non riusciamo a comprendere come il Governo possa mettere in atto una politica che riduca gli interventi per la cultura a favore dei giovani facendo sparire in una notte 100milioni di euro, dopo che con un precedente provvedimento il bonus era già stato ridotto di 40milioni. È palesemente contraddittorio che lo faccia con un provvedimento chiamato decreto Crescita. Il bonus cultura 18app si è largamente dimostrato uno strumento e un investimento utile, che ha aiutato le famiglie italiane nei consumi culturali, contribuendo in modo rilevante ad avvicinare i ragazzi a film, teatro, musica e libri: esattamente quello che il Ministro Bonisoli aveva dichiarato essere il suo obiettivo al momento dell’insediamento. Come industria comprendiamo la necessità di recuperare risorse per la finanza pubblica: è un grave errore che ciò avvenga a discapito della cultura.
Fabio Del Giudice, direttore Confindustria Cultura Italia
I dati vanno in ogni caso analizzati per quello che sono. Anzitutto va ricordato come il bonus non venga sfruttato per intero dagli aventi a diritto, tanto che nelle casse rimane solitamente fino al 30% del totale. Ciò potrebbe autorizzare il Governo ad una piccola sforbiciata, veicolando i fondi su altri capitoli che stanno pagando il prezzo di una coperta sempre troppo corta (considerazione che presta comunque il fianco a più di una controriflessione circa l’importanza di investire in cultura). Il taglio massivo potrebbe dunque essere l’inizio di una trattativa, nella quale le parti in causa stanno cercando di muovere pressioni in parte per garantire investimenti nel settore culturale, in parte per reimpiegare i fondi su altri ambiti. Una analisi compiuta dei consumi, dell’impatto del bonus e della natura del decreto potrebbe scaturire in una scelta ponderata che, in clima pre-elettorale, ben difficilmente potrà invece essere partorita.