Quaranta anni di click, di mani spesso sudaticce, di instancabili corse da un capo all’altro dello schermo. Quarant’anni e non sentirli, come è d’uso dire per chi, nonostante tutto, è relativamente giovane. Il mondo festeggia il quarantesimo compleanno del mouse, periferica che ha seguito il passo dei tempi e che ha saputo resistere in un settore, quello della tecnologia, in cui le aspettative di “vita” sono ridottissime.
Un prototipo di mouse fu mostrato al pubblico il 9 dicembre del ’68 dal visionario inventore statunitense Douglas Engelbart, riconosciuto all’unanimità come il padre del mouse. Ciò è vero solo in parte: le cronache raccontano che fondamentale fu la collaborazione di Bill English, ingegnere informatico presso lo Stanford Research Institute ( SRI ) che costruì un prototipo costituito da una scatola di legno, un solo pulsante rosso e una ruota, qualcosa di simile a quanto appare nel video più sotto. In quell’occasione, Engelbert eseguì per la prima volta operazioni divenute in seguito l’ABC delle conoscenze informatiche, come la selezione di testi o il copia/incolla.
Come lo stesso Engelbert ci tiene a sottolineare, quella del mouse era solo una delle sorprese in cantiere per la conferenza tenutasi a San Francisco: “Credo che la gente abbia una sorta di fissazione per il mouse. Più che il simbolo, la vera rivoluzione per l’epoca era l’idea di poter inserire parti di testo nel sistema e dar loro una flessibilità completamente nuova” ha dichiarato Engelbert. “Avevamo per la prima volta la possibilità di editare per intero il testo, nonché gli ipertesti, ovvero la base dell’uso odierno della tecnologia”. Per celebrare il 40esimo anniversario della sua prima apparizione pubblica, nonché quella che è stata definita la madre di tutte le dimostrazioni, si sono riuniti presso la Stanford University alcuni dei protagonisti di quell’evento, Engelbert e English compresi.
Nonostante le molteplici varianti costruite, le evoluzioni cui è stato sottoposto, le innumerevoli trasformazioni di forma e materiali, il mouse ha subito relativamente poche modifiche, mantenendo pressoché intatta la sua struttura di base. Un evento raro nel mondo della tecnologia, fatto di innovazione e ricambio costante, di grandi successi, svolte epocali e clamorosi flop. A dire il vero, nonostante l’onorata carriera, le previsioni future per il topo sono tutt’altro che rosee.
Con l’evolversi della tecnologia, il mouse è divenuto spesso superfluo: basti pensare ai nuovi touchpad integrati in qualsiasi notebook attualmente in commercio, in grado di “emulare” con sole due dita il mestiere di tutta una vita. Basti pensare alla cosiddetta “touchscreen revolution” e al diffondersi di dispositivi dotati di schermo tattile.
Una rivoluzione che passa per iPhone e soci fino ad arrivare all’atteso Surface di Microsoft. Molti ritengono che presto scompariranno i cursori, le freccette e le manine dallo schermo. È un dettaglio da non trascurare, affascinante ma al momento stesso terribile se soltanto si prova per un secondo a staccare gli occhi dallo schermo e a puntare lo sguardo sulla propria mano. Da tempo si legge che mouse (e tastiera) siano destinati alla pensione e sembra che siano in tanti quelli intenzionati a rendere sempre più vicino quel giorno.
Sia come sia, checché ne dicano i corvi del touch, i mouse continuano a vendersi: Logitech, uno dei leader nel settore, ha da poco consegnato al mercato il miliardesimo esemplare, raggiungendo cifre da capogiro. Come estirpare un oggetto tanto radicato nella quotidianità? Questa è la vera sfida a cui i big del settore dovranno far fronte.
Vincenzo Gentile