Era atteso da tempo, ma il giorno fatidico è arrivato e passato non senza un certo clamore: Bill Gates ha lasciato il suo lavoro a tempo pieno in Microsoft, ufficialmente per dedicarsi alla sua attività filantropica, grazie alla fondazione creata qualche anno fa. Cosa succederà ora alla sua azienda? C’è chi indica la partenza di Gates come l’inizio della fine della BigM che conosciamo, altri sono più ottimisti: di certo Microsoft cambierà, in meglio o in peggio è da vedersi.
Per cercare di fare il punto sull’evoluzione dell’azienda di Redmond, Punto Informatico si è rivolto ad una delle voci più autorevoli in materia: Mary Jo Foley, blogger-editorialista e autrice di un recente libro intitolato Microsoft 2.0 , che tenta proprio di spiegare come l’azienda fondata 33 anni fa da Gates pensa di riuscire a restare a galla dopo la sua partenza.
Punto Informatico: Dunque Mr. Gates se ne va. Nel suo libro, lei racconta di questa condizione tutta nuova per manager e dipendenti di Microsoft: ma Bill Gates è davvero insostituibile, oppure Microsoft può sopravvivere alla sua partenza e alla sua eredità?
Mary Jo Foley: Credo che Gates sia davvero insostituibile. Il CEO Steve Ballmer non può rimpiazzarlo, né può farlo il chief sowftware architect Ray Ozzie. Ma non credo che questo significhi che Microsoft sia morta o stia morendo.
PI: Chi prenderà il suo posto allora?
MJF: Gates ha di recente spiegato che si aspetta che i 22 technical fellow, più Ray Ozzie e Craig Mundie (il capo della ricerca e della strategia) – 24 persone in totale – lo rimpiazzino. L’azienda ha un piano per il futuro e ha molti interessanti progetti in preparazione – dal modello di strategia/architettura Oslo , a Live Mesh, fino a Midori (un nuovo sistema operativo che non sarà basato sul core di Windows).
PI: La nuova Microsoft sarà una azienda centrata su Steve Ballmer come lo è stata su Bill Gates sin dai primi anni?
MJF: No, non credo. Gates ha ricevuto molto credito per aver fondato l’azienda ed è stato visto come il perfetto uomo immagine di Microsoft da molti osservatori sia dentro che fuori la company. Ora Ballmer è senz’altro “il comandante in capo”, non c’è dubbio. Ma poiché è più un commerciale che un tecnico, ritengo che il pubblico lo considererà più come un manager di Microsoft, invece che colui che definisce lo “spirito” della società.
PI: Sarà anche che il mondo è cambiato?
MJF: L’industria IT è cambiata molto rispetto a quando Gates ha fondato Microsoft 33 anni fa. L’azienda, sotto la sua guida, ha avuto la possibilità di cambiare il business del PC convincendo (anche con la forza) i produttori a preinstallare Windows. Così Microsoft è diventata grande e ricca. Ora l’industria è molto più frammentata. Certo, Google è il monopolista del search, ma non credo sia oggi più possibile che un nuovo monopolista detenga nelle sue mani l’intero comparto IT. Google, ad esempio, ne possiede/controlla solo un pezzo relativamente piccolo. PI: L’affaire Microsoft-Yahoo è stata tutta farina del sacco di Ballmer? Sarà questa la nuova strada intrapresa per la gestione degli affari di Redmond?
MJF: La versione di Microsoft per la stampa e il pubblico è che l’accordo sia stato un’idea del CFO ( chief financial officer ) Chris Liddell. Il mio sospetto è che l’abbiano pensata così in modo da non addossare la responsabilità a Ballmer in caso di fallimento. Ma ovviamente le “lamentele” per il fallito accordo sono comunque finite sul piatto di Ballmer. Per quanto attiene a Bill Gates, almeno secondo quanto raccontato dalla stampa qui negli Stati Uniti, non sembra aver mai creduto veramente o sostenuto l’idea di una Microsoft che spende miliardi per comprare Yahoo.
PI: Ma siamo arrivati alla fine di questa storia?
MJF: Non sono sicura che sia stata detta l’ultima parola. Sospetto che Microsoft sarà di parola e pensi di acquistare solo una parte di Yahoo, soprattutto dopo che molti dei suoi più apprezzati dipendenti hanno lasciato la compagnia negli ultimi mesi. Personalmente, non ho mai creduto che fosse una buona idea per Yahoo vendere il suo motore di ricerca a Microsoft: cosa avrebbero utilizzato per creare liquidità a quel punto? Ma per Microsoft ha invece ancora senso comprare quella parte di Yahoo, soprattutto perché aumenterebbe la sua quota di mercato, eliminando il secondo player del mercato.
PI: Microsoft dovrebbe guardare ai suoi concorrenti e al modo in cui gestiscono i loro affari? Ad esempio a come Google gestisce l’advertising, a come Apple gestisce i dispositivi mobili e la vendita di contenuti.
MJF: Microsoft studia con attenzione la concorrenza, l’ha sempre fatto. Negli ultimi tempi, gira la voce che Microsoft stia considerando la possibilità di decentralizzare il suo approccio al mercato per migliorare la propria agilità, ed essere anche in grado di attirare quei giovani talenti che preferiscono ambienti aziendali più piccoli. Non so se Microsoft possa prendere in considerazione l’idea di scindersi volontariamente in più compagnie per raggiungere questo obiettivo, o se invece punti più semplicemente a lasciare agire i diversi team più liberamente (come accaduto con Xbox e Zune agli albori).
PI: E cambiare decisamente approccio?
MJF: Non credo che Microsoft debba fare le cose che fanno Google e Apple. Non riesco ad immaginare Microsoft diventare un venditore chiuso come Apple, che insiste nella creazione di tutto il pacchetto hardware/software/servizi per la sua piattaforma, escludendo la maggioranza dei partner. E non riesco ad immaginare Microsoft che concentra tutte le sue risorse (“putting all its eggs in a single basket”, ndt) come Google ha fatto con il search. Microsoft sta invece cercando di trovare il nuovo business miliardario del futuro, e nel contempo sta diversificando.
PI: È possibile che Microsoft, sotto la guida di Ballmer, si evolva da una azienda principalmente basata sulla tecnologia ad una basata sul advertising?
MJF: No. E non credo neppure che dovrebbero o che lo vogliano. Microsoft crede che la pubblicità online abbia un gran potenziale come fonte di introiti. Ma Microsoft non abbandonerà gli altri settori che non sono alimentati dalle inserzioni pubblicitarie – parlo di sistemi operativi, strumenti di sviluppo, hosting di servizi (basati su modelli di sottoscrizione) – solo per diventare un clone di Google. PI: Bill Gates è stato il leader unico dello sviluppo tecnico. Ora che Microsoft avrà quasi 25 persone che guidano la ricerca, ci sarà spazio per nuove, imprevedibili evoluzioni, oppure ci sarà solo molta confusione?
MJF: Fino ad oggi, Ozzie non si è ancora messo in luce come un vero leader sul fronte della tecnologia (almeno in pubblico). Qualcuno dice che è perché lui stesso (e il resto dei suoi colleghi) non voleva gettare ombra sulla figura di Bill Gates prima del suo ritiro. Ritengo che nei prossimi 9-12 mesi vedremo se davvero Ozzie vuole farsi avanti e guidare l’azienda dal punto di vista tecnico.
PI: È all’altezza del compito?
MJF:Alcuni osservatori e persino alcuni dipendenti sono preoccupati che sia troppo focalizzato sul suo progetto Live Mesh e non presti abbastanza attenzione a tutto il resto in cantiere, da Windows agli strumenti software di modellazione. Come chief software architect , il suo compito è prestare attenzione a TUTTI i molti progetti che Microsoft sta portando avanti: ormai l’azienda è impegnata su tutti i fronti, dalla sanità alle console videoludiche. Una piattaforma di sincronizzazione online/offline è solo una piccola parte di ciò che serve a Microsoft.
PI: Parliamo proprio di Live Mesh, un progetto che porta senz’altro la firma di Ray Ozzie in ogni dettaglio. Con Ballmer nel pieno svolgimento delle sue funzioni, il progetto Live continuerà su questo strada o cambierà?
MJF: Microsoft ha davvero bisogno di fare ordine dentro Live. È stato un vero disastro d’immagine. Ultimamente, hanno iniziato silenziosamente a potare Live di quei servizi che nell’ultimo annetto stentavano a racimolare risultati. I principali successi di Windows Live sono legati a servizi che erano già noti (come Hotmail, Messenger ecc) a cui ci si è limitato ad appiccicare il bollino Live. I nuovi servizi per la maggior parte non hanno fatto presa. Ma non si va certo verso la chiusura di Windows Live. Si va piuttosto verso l’esplorazione di nuove strade per integrare maggiormente i servizi di Live con Windows, a cominciare da Windows 7.
PI: Proprio lui, Windows 7. È possibile che sia l’ultimo OS mai prodotto da Microsoft? Magari il modo in cui concepiamo i computer oggi si evolverà in qualcosa di diverso, magari in un PC sullo stile di Surface che raccoglie le informazioni personali e scarica le applicazioni solo da remoto?
MJF: Sul tavolo di lavoro di Microsoft non c’è solo Windows 7, ma anche Windows 8. Entrambe queste release avranno più servizi compresi. Ma Microsoft non intende spostarsi al 100 per cento “to the cloud” (vale a dire sulla fornitura di servizi e contenuti esclusivamente da remoto, ndt) nei prossimi anni. I suoi clienti – soprattutto quelli business – non lo vogliono: non si fidano ancora di archiviare le proprie informazioni in remoto, sono preoccupati delle questioni affidabilità e riservatezza che non sono ancora state chiarite. Surface, in ogni caso, è solo Vista sotto copertura: non è un sistema operativo diverso, è solo Vista con una interfaccia utente diversa (multitouch). PI: Tra 10 anni a partire da adesso, Windows e Office saranno ancora i prodotti principali dell’azienda di Redmond?
MJF: Nei prossimi 2 o 3 anni, direi che Windows e Office rimarranno comunque la principale fonte di introiti di Microsoft (“biggest cash cows”). Al momento, Windows fornisce circa 1/3 del fatturato di Microsoft e 2/3 dei ricavi! Non è quindi una cosa che possa cambiare in poco tempo. Tra 10 anni, credo che Windows e Office – come li conosciamo oggi, software con qualche servizio inglobato – saranno ancora importanti per Microsoft. Ma credo che, per allora, Microsoft raccoglierà una fetta importante dei suoi introiti da altri settori. Quali? Bella domanda. Dieci anni sono un bel po’ di tempo…
PI: In quale settore Microsoft sta investendo la maggior parte della sua energia? Forse nelle interfacce? Nei servizi web? Nei prodotti server?
MJF: Sta spendendo molti soldi sui suoi Online Service Business (che sono ancora in perdita). È in questo settore che stanno spendendo moltissimo su datecenter, server e altre infrastrutture di supporto. Ricerca, nuove assunzioni, acquisizioni ecc. Credo che però l’ energia sia più suddivisa tra tutti i suoi impegni: Windows, Office, intrattenimento e mobile.
PI: Gates ha lasciato. Nei prossimi anni si dedicherà a tempo pieno alla filantropia? O si farà vedere spesso in Microsoft per lavorare ai suoi progetti preferiti, come le interfacce naturali?
MJF: Sia Microsoft che Gates hanno confermato che rimarrà il presidente e passerà l’equivalente di un giorno a settimana a lavorare a progetti Microsoft selezionati da Ballmer e Ozzie.
PI: È possibile che Gates pensi ad un ritorno come quello di Jobs nel 1997?
MJF: No, Ha sempre detto che non tornerà mai a essere un impiegato a tempo pieno. E io ci credo: ormai è concentrato nella sua prossima sfida e non si fermerà a guardare indietro.
a cura di Luca Annunziata