Per l’advertising online made in USA il primo quarto del 2009 è stato negativo come non se ne vedevano da parecchi anni. Lo comunicano Interactive Advertising Bureau e Pricewaterhouse Coopers , che certificano la caduta di cinque punti percentuali nel flusso di ricavi provenienti da banner, ad contestuali e quant’altro.
Non si vedeva un tonfo del genere, e a dirla tutta nemmeno un calo nella crescita della monetizzazione dell’advertising su web dal 2002, subito dopo l’infausto periodo della bolla speculativa della “net economy” con la morìa di start-up e bizzarrie telematiche che ne conseguì. Dal 2002 in poi il mercato non ha fatto che crescere, arrivando al valore complessivo di 5,8 miliardi di dollari del primo trimestre del 2008.
Nel Q1 2009 i ricavi si sono al contrario attestati a “soli” 5,5 miliardi di dollari, mettendo il segno meno a un incremento che nel trimestre precedente era stato di 18 punti percentuali .
Nonostante la recessione il presidente e CEO di IAB Randall Rothenberg concede che “i consumatori stanno spendendo sempre più tempo con i media interattivi”, e per questo e altri motivi tali nuovi media continueranno ad accaparrarsi quote di mercato. “Siamo fiduciosi – continua ancora Rothenberg – nel fatto che la crescita tornerà con il miglioramento del clima economico degli Stati Uniti”. Dopotutto “i media interattivi sono il modo più affidabile per raggiungere i consumatori”, ragion per cui il futuro non potrebbe che essere radioso per l’advertising online.
Qualcuno dovrebbe raccontarlo anche a Nick Denton, founder del celebre network di weblog “professionali” comprendenti (tra gli altri) Lifehacker , Gizmodo , io9 e Kotaku che in una sua profezia del 2008 previde un disastroso calo dei ricavi provenienti dagli ad, pari al 40% del loro valore complessivo.
Alfonso Maruccia