Una realtà sempre più complessa starebbe generando uno tsunami di dati che, per essere correttamente analizzato, richiederebbe una nuova tipologia di intelligenze artificiali, sistemi cognitivi informatizzati che lavorino come il cervello umano. È quanto recentemente spiegato da Dharmendra Modha, a capo di un progetto di ricerca diviso tra IBM e la Stanford University , per annunciare un altro passo in avanti nello sviluppo di un supercomputer capace di riprodurre fedelmente le varie attività neuronali .
In particolare, i ricercatori di IBM hanno illustrato le potenzialità di BlueMatter , un nuovo algoritmo che andrà a sfruttare le architetture del supercomputer Blue Gene in modo da misurare e conseguentemente mappare le connessioni tra le zone corticali e sub-corticali del cervello. Attraverso procedure di risonanza magnetica, il team di ricerca è riuscito a rappresentare e quindi simulare l’attività di un cervello dotato di miliardi di neuroni e milioni di milioni di sinapsi, tanto da riprodurre la corteccia di un gatto o il 4,5 per cento del cervello umano .
La squadra di ricercatori guidata da Dharmendra Modha sta lavorando per arrivare ad un equilibrio tra la potenza dei supercomputer, i principi delle neuroscienze e il cruciale inserimento delle nanotecnologie, fondamentali per ricreare le sinapsi cerebrali. “Si tratta di uno strumento senza precedenti – ha commentato Modha – che ci permetterà di scendere più a fondo nei meccanismi di funzionamento del nostro cervello, aprendo allo stesso tempo nuovi scenari informatici, inseguiti per più di 60 anni”.
Il progetto che ha portato a BlueMatter è stato precedentemente finanziato da DARPA , organizzazione gestita dal Pentagono per la ricerca a scopo militare, con una cifra giunta a quota 20 milioni di dollari. L’algoritmo verrà implementato su macchine estremamente potenti, dotate di più di 144 terabyte di memoria e di un cluster di circa 150mila processori. Come è stato illustrato, questo supercomputer riuscirerebbe a compiere in otto ore le stesse attività che un laptop Intel svolgerebbe in 500 anni.
Modha è stato foriero di visioni futuristiche, potenzialità generate dalle macchine a cui sta lavorando con il suo team. L’idea sarebbe quella di riuscire a comprendere la casualità che si cela dietro molti dei fenomeni cognitivi, per star dietro a tutte le velocissime connessioni nel cervello umano. Attualmente nessuna macchina è in grado di replicare tutto questo, ma Modha si è mostrato fiducioso sulla possibilità concreta di giungere ad un’intelligenza artificiale avanzata entro 10 anni : alle soglie del 2020.
Mauro Vecchio