Segnatevi queste parole, perché rappresentano il manifesto programmatico per il futuro dell’innovazione in Italia:
L’innovazione e la digitalizzazione devono far parte di una riforma strutturale dello Stato che promuova più democrazia, uguaglianza, etica, giustizia e inclusione e generi una crescita sostenibile nel rispetto dell’essere umano e del nostro pianeta.
Queste parole sono scritte in gran risalto sul documento diramato dal Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione all’interno del documento “2025: Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del paese” (pdf). Il documento illustra in modo chiaro (visionario per alcuni, superficiale per altri, ma fornendo meritevolmente una direzione condivisa) quella che è la visione di sviluppo da qui al 2025: non una chimera elettorale o uno slancio di entusiasmo, quindi, ma un vero e proprio piano programmatico sul quale l’attuale ed i prossimi governi potranno essere misurati.
2025: strategia per l’innovazione
L’Italia ha il dovere di cogliere i benefici della quarta rivoluzione industriale, attuando fin da oggi iniziative sistemiche per lo sviluppo del digitale e della tecnologia in ogni settore, fornendo ai lavoratori le competenze per “i lavori del futuro” e formando le nuove generazioni per prepararle al mondo che li aspetta.
Paola Pisano, Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione
- Una governance per l’innovazione e il digitale
- Identità digitale (reloaded)
- Un domicilio digitale per tutti
- IO, l’app dei servizi pubblici
- Ristrutturazione digitale
- Open innovation nella Pubblica Amministrazione
- Procurement semplificato per l’innovazione
- Intelligenza artificiale al servizio dello Stato
- Dati per le città del futuro
- Borghi del futuro
- Innovazione bene comune
- Diritto a Innovare
- Made.IT, dall’idea all’impresa innovativa
- Cross-Tech hub Italia
- MoonTransfer Fund & Missione Formare
- Infrastrutture digitali condivise, sicure, affidabili e green
- AI ethical LAB-EL
- Il sabato del futuro
- Un anziano, un tablet e un sorriso per l’inclusione digitale
- Repubblica Digitale: un hub di formazione sul futuro
Venti azioni per cambiare il paese
Una governance per l’innovazione e il digitale
Il coordinamento e la circolazione delle idee tra stakeholder pubblici e privati sono fondamentali per guidare la trasformazione del Paese verso la digitalizzazione e l’innovazione. La frammentazione e la duplicazione delle competenze e delle funzioni ha, sin qui, rallentato i processi di innovazione
Il concetto appare ormai sufficientemente chiaro e condiviso: la frammentazione dei processi, nonché il debole coordinamento centralizzato, ha portato ad un depauperamento della possibilità di dialogo tra database, servizi, uffici e pubbliche amministrazioni. Persa di vista l’unità complessiva, si è perso il valore aggiunto di quella che deve essere invece una rete unica di dati e servizi, a beneficio del sistema paese. La proposta è quella di creare un Comitato per la Digitalizzazione della PA e l’innovazione che affiancherebbe la cabina di regia presieduta direttamente dal ministero. Tutti ad uno stesso tavolo, insomma, per mettere l’innovazione a fattor comune.
Identità digitale (reloaded)
Ogni cittadino deve disporre di un’identità digitale unica, gratuita, facile da usare, che gli permetta di identificarsi in maniera sicura e accedere a tutti i servizi digitali pubblici (es: compilare la dichiarazione dei redditi, richiedere un permesso per il parcheggio sulle strisce blu, verificare la posizione contributiva, fare un bonifico online o guardare la pagella dei figli) e privati (es: home banking, prenotazione di viaggi e vacanze, servizi di customer care) in Italia e in Europa
Il passo in tal senso è già stato preannunciato: la riforma dello SPID e la centralizzazione delle identità digitali dovrà velocizzare i processi grazie alle sinergie in atto con i nuovi servizi che andranno a nascere. Lo SPID sarà l’altra faccia della Carta di Identità, insomma, affinché ogni cittadino disponga di una chiave di accesso alle informazioni ed ai servizi fin dalla nascita.
Un domicilio digitale per tutti
Abbiamo tutti diritto a una vita più facile e a gestire la nostra corrispondenza avente valore legale in maniera più moderna. Niente più cartoline nella buca delle lettere, niente più buste che finiscono accartocciate sul fondo della borsa, niente più file alla posta per ritirare o spedire una raccomandata
Finalmente, verrebbe da dire: un salto carpiato verso un futuro auspicabile, riducendo inefficienze e ritardi. Ma soprattutto riducendo i costi grazie alle maggiori efficienze. Tale riforma non sarebbe possibile se non fossero attuate quelle indicate nei punti antecedenti, il che ben dimostra come il processo vada attuato in modo ordinato e coordinato: “Si comincia dalle comunicazioni tra cittadini e tra imprese e cittadini. Con un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri verrà stabilita una data a decorrere dalla quale disporre di un
domicilio digitale diverrà obbligatorio“.
IO, l’app dei servizi pubblici
Iscrivere i bambini all’asilo, pagare una contravvenzione, ricordarsi che è arrivato il momento di fare la revisione dell’auto o di rinnovare la patente deve essere facile come prenotare un viaggio, ordinare una pizza o comprare un libro online
Un’app univoca dalla quale accedere alla grande vetrina della pubblica amministrazione: il cantiere è avviato (grazie al lavoro del Team per la Trasformazione Digitale), i primi test sono in essere e prossimamente c’è da attendersi un flusso continuo di amministrazioni locali pronte ad aderire e ad aprire tale opportunità ai propri cittadini. Ancor più importante è il fatto che tale beneficio potrà essere facilmente esteso anche alle aziende (laddove maggiori sono le ricadute positive della maggior efficienza): “il cittadino attraverso IO potrà accedere a tutti i procedimenti che lo riguardano inclusi quelli relativi alla sua impresa grazie all’integrazione tra IO e impresa.italia.it gestito da Infocamere”
Ristrutturazione digitale
La ristrutturazione è in atto in virtù di un piano urbanistico già tracciato: le logiche grafiche e strutturali dei siti e dei servizi della pubblica amministrazione sono state tracciate per far sì che la PA possa presentarsi con imprinting unico e logiche di accessibilità garantite. Efficacia e linearità stabilite a livello centrale, evitando che ognuno possa cercare una soluzione propria con slanci creativi che tutto possono fare fuorché offrire un servizi realmente all’altezza di una Pubblica Amministrazione. L’obiettivo ora è di accelerare questo processo, così che le linee guida possano diventare un dogma che tutte le PA seguono durante il restyling delle proprie rispettive offerte online.
Open innovation nella Pubblica Amministrazione
L’obiettivo di questa azione è aprire le Pubbliche Amministrazioni all’open innovation e alle startup, alla modalità di lavoro disruptive che contraddistingue i settori a più alto potenziale innovativo. È più una questione di metodo e di cultura che di soldi. La PA scommette sui talenti innovativi a cominciare dai più giovani, dalle startup e dagli incubatori.
Si andranno a creare vere e proprie competizioni tra le PA per lo sviluppo di soluzioni specifiche, cercando così di stimolare l’open innovation e il rilascio di codici sulla piattaforma Developers Italia.
Per ciascuno dei servizi identificati metteremo a disposizione dell’amministrazione campione un team del ministero specializzato nella gestione e nel coordinamento del progetto open e un contributo pari al 50 per cento del budget complessivo di progetto.
Procurement semplificato per l’innovazione
Come stimolare l’innovazione se poi la PA si scontra con processi di procurement ossidati, lunghi, complessi e regolati da logiche non certo orientate alla qualità? Si propone dunque una deroga al codice degli appalti per i servizi digitali, offrendo così spazi di manovra maggiori per le PA interessate.
Intelligenza artificiale al servizio dello Stato
Abbiamo intenzione di introdurre e promuovere l’utilizzo di applicazioni di intelligenza artificiale nella gestione di procedimenti amministrativi, dei servizi con particolare attenzione al mondo della giustizia.
Si tratta di uno dei punti più visionari, che il documento approfondisce maggiormente in un altro punto.
Successivamente, insieme ai Ministeri competenti, definiremo le soluzioni di intelligenza artificiale idonee a governare i procedimenti nel rispetto dei principi etici e giuridici destinati a confluire nello Statuto etico giuridico dell’intelligenza artificiale, al quale sarà chiamato a lavorare l’AI Ethical Lab-el
Dati per le città del futuro
Quanto valgono i big data? Quanto valore potrebbero esprimere se messi a disposizione di chi ha potere decisionale? Quanto potrebbero servire ad esprimere politiche più intelligenti ed efficienti per il futuro? L’obiettivo è quello di formalizzare un accordo quadro per la condivisione dei dati (non personali) per costruire un patrimonio collettivo su cui lavorare.
Borghi del futuro
Il grande valore innovativo di questo punto sta nel fatto che per la prima volta si guarda al grande valore che l’innovazione potrebbe avere fuori dai baricentri tradizionali dell’innovazione stessa (ossia le aree metropolitane). La ricchezza dell’Italia di provincia è infatti inestimabile e il ministero prova a scommetterci trasformando 10 borghi in avanguardie di innovazione che possano farsi testimoni contagiosi di ambizione:
Concentrare l’innovazione in piccoli centri attirerà altra innovazione, le aziende innovatrici attireranno altre imprese innovatrici, le Pubbliche Amministrazioni convertite al digitale contageranno di modernità le amministrazioni vicine. […]
Il progetto, disegnato lavorando con la cabina di regia dei Ministri sarà composto da alcuni requisiti di base per tutti i “borghi del futuro” e da taluni requisiti specifici che contraddistingueranno un borgo dall’altro, tenendo conto di eccellenze e peculiarità territoriali. Molta attenzione verrà dedicata alla sostenibilità ambientale e alla circular economy
Le specifiche saranno tracciate dal ministero, mentre ad una apposita call sarà affidata la scelta dei 10 borghi sulla base delle specifiche previste da progetto.
Innovazione bene comune
Il documento parla di asset di grande importanza (“gallerie del vento, acceleratori di particelle,
microscopi di precisione, capacità di calcolo, di storage, HPC“) e ad alto valore tecnologico, asset che potrebbero essere messi a disposizione non solo della PA, ma del sistema Italia nel suo complesso. Sebbene non sia chiaro quanti e quali siano questi asset, appare chiaro che il ministero abbia visto un chiaro valore in questo capitale, qualcosa che se messo a fattor comune potrebbe esprimere valore per più attori dell’innovazione. Si parte dunque da un censimento, per arrivare a politiche di condivisione:
Lo strumento che adotteremo è una piattaforma negoziale e tecnologica al fine di garantire la circolazione delle informazioni circa l’esistenza e la disponibilità dei grandi asset innovativi italiani e – in futuro – esteri, di facilitare la condivisione a condizioni comuni che tengano, naturalmente, conto della diversa natura degli asset e dei soggetti che ne sono titolari. Gli innovatori attraverso la piattaforma dovranno poter ricercare gli asset dei quali hanno bisogno, identificarne il regime di utilizzabilità attraverso un sistema analogo a quello
delle creative commons e prenotarne l’uso online perfezionando, eventualmente, il relativo contratto.
Diritto a Innovare
Togliere i lacci all’innovazione, lasciare maggiori libertà di innovazione, cancellare quelle frizioni e quegli attriti che possono rallentare una innovazione sul nascere: consentire insomma all’Italia e agli italiani di credere nell’innovazione e di investirvi nella consapevolezza di una maggior tutela.
L’obiettivo di questa azione è quello di consentire la sperimentazione di innovazione di frontiera, disapplicando temporaneamente le norme vigenti qualora necessario. Se l’innovazione dimostra di avere un impatto sociale positivo sarà modificata o creata la norma che permetterà all’innovazione di diventare un prodotto o un servizio
Non si tratta di un salvacondotto, ma di una sperimentazione di stato e una condivisione di responsabilità per il test di ambiti innovativi che potrebbero restituire benefici condivisi. Al termine della sperimentazione si potrà valutare come e se riscrivere le normative “sospese”, affinché l’innovazione possa trovar casa senza dover sbattere contro i tempi e gli ostacoli della politica e delle istituzioni.
Made.IT, dall’idea all’impresa innovativa
Il progetto “Made.IT” è un programma di accompagnamento e comunicazione per startup tecnologiche che nascono in Italia nel campo dell’intelligenza artificiale, cyber security, robotica e mobilità autonoma
L’idea è quella di creare uno Stato vicino alle startup, che possa accompagnarle nel loro percorso per creare ricchezza con ricadute sull’economia nazionale. Ogni anno saranno selezionate 30 idee innovative che il programma “Made.IT” tenterà di supportare. Uno Stato incubatore, in qualche modo, con un progetto dedicato. Una curiosità, per chi avesse provato la ricerca: il dominio “made.it” non è di proprietà del ministero, ma attualmente in mano ad un proprietario con residenza a Budapest.
Cross-Tech hub Italia
L’Italia vuole la sua Silicon Valley. O le proprie Silicon Valley, visto che conta di sviluppare più centri di eccellenza organizzati in hub tecnologici cross industries. I centri non sono ancora stati identificati, ma i temi che faranno da ombelico agli investimenti sono i seguenti: intelligenza artificiale, cybersecurity, 5g, mobilità autonoma/sostenibile e robotica.
MoonTransfer Fund & Missione Formare
L’Italia intende aumentare e migliorare la propria capacità di investimento in Ricerca, Sviluppo e Innovazione. A tal fine sono identificati 5 architravi del futuro sui quali concentrare tali sforzi:
- Mobilità
- Robotica
- AI
- Cyber Security
Esatto, cinque. Eppure nell’elenco ne manca uno: il refuso sta nel numero o nell’elenco, ma questo è quanto indicato nel documento attualmente diramato.
Coordinandoci con il Ministero dello Sviluppo Economico, intendiamo dare immediato avvio a un Fondo di investimento di rapido intervento da € 60 milioni dedicato esclusivamente Mobilità, Robotica, AI, Cyber Security
Infrastrutture digitali condivise, sicure, affidabili e green
L’obiettivo è quello di garantire all’Italia una sufficiente autonomia tecnologica per il controllo dei propri stessi dati: un obiettivo importante e lungimirante, giustamente correlato in modo esplicito alla forza della nostra democrazia ed alla tutela di cittadini e imprese del nostro Paese. A tal fine si focalizzano tre azioni necessarie:
-
- favorire l’adozione e lo sviluppo di tecnologie di cloud computing con incentivi ad hoc anche nella Pubblica Amministrazione;
- garantire l’accesso a Internet su tutto il territorio, annullando il digital divide attraverso fibra e 5G;
- sviluppare le infrastrutture digitali in collaborazione con le iniziative europee: infrastrutture controllate e controllabili, insomma, ma sviluppate su basi progettuali comuni per ridurre lo spreco e la ridondanza delle risorse.
AI ethical LAB-EL
L’Italia ha il dovere di far leva sul proprio passato, sul Genio Italico e su doti che la storia ci riconosce. Questo può essere vero non soltanto guardando al passato, però, ma anche in prospettiva futura:
C’è spazio per dar vita a un nuovo umanesimo dell’intelligenza artificiale e a un rinascimento digitale tornando a proporre al mondo un’eccezione e eccellenza nazionale che abbia un’ambizione europea: nella corsa all’intelligenza artificiale a tutti i costi, l’Italia sceglie di mettere l’uomo al centro, di impegnarsi nella promozione di un’intelligenza artificiale che sia sostenibile sul piano sociale, culturale e democratico
Si prevede dunque l’apertura di un comitato denominato “Alleanza per l’Intelligenza artificiale sostenibile”, ente misto pubblico/privato nel quale far confluire risorse ed esperienze utili a scrivere le regole su cui sviluppare l’IA.
Inoltre renderemo disponibile gratuitamente online una piattaforma di e-learning per l’educazione di base all’intelligenza artificiale, così da consentire a chiunque di prepararsi alla trasformazione che avanza a casa, in famiglia, a scuola o al lavoro.
Il sabato del futuro
Dieci sabati all’anno saranno dedicati alla formazione. Il programma “Il sabato del futuro” (che fa chiaramente eco al “sabato del villaggio”) sarà dedicato tanto agli studenti delle classi superiori che ai loro insegnanti, cercando così di fare divulgazione scientifica mirata per portare una intera generazione (e oltre) su nuove basi di cultura e competenza tecnologica.
I Sabato del Futuro coinvolgeranno ricercatori e scienziati delle università, degli enti di ricerca e delle aziende tecnologiche che racconteranno cosa succede nel mondo della tecnologia e dell’innovazione e come ciò che stiamo facendo oggi impatterà sul nostro futuro. Saranno appuntamenti aperti, distribuiti simultaneamente su tutto il suolo nazionale e dovranno innescare curiosità e passione per il futuro e stimolare
la curiosità e la conoscenza necessarie alle scelte professionali dei giovani.
Un anziano, un tablet e un sorriso per l’inclusione digitale
Se per i più giovani si andrà ad agire nelle scuole, per i più anziani saranno invece avviati programmi specifici per annullare il rischio di esclusione che una fetta cospicua della popolazione potrebbe invece rischiare. Inutile scommettere sui servizi innovativi se buona parte della popolazione non ha strumenti e competenze per accedervi: ecco perché si pensa addirittura all’omaggio di un tablet personalizzato con una serie di app precaricate, nonché offerte informativa di editori a prezzo convenzionato, affinché si possa offrire a persone escluse, in comuni disagiati, la possibilità di attingere al mondo dell’innovazione.
Nell’ambito del programma, gli anziani che vivono in Comuni a più alto rischio di digital divide riceveranno un tablet personalizzato con una serie di app rilasciate da soggetti pubblici e privati che consentiranno loro di leggere un giornale offerto a condizioni speciali dagli editori, fare la spesa e ordinare farmaci, effettuare chiamate di soccorso e comunicare con i loro famigliari. I tablet saranno donati da imprese ICT, nuovi o ricondizionati. E giacché nessuno nasce “digitale” un esercito di volontari (grazie anche alla creazione del servizio civile digitale) li educheranno all’utilizzo del tablet e delle app, regalando loro sorrisi digital, capaci di restituirgli il diritto di sentirsi per davvero cittadini digitali e di scoprire quanto le nuove tecnologie possano risultare preziose per vivere meglio.
Chi intende aderire? Il ministero lascia le porte aperte, auspicando ampia partecipazione per l’offerte hardware, software e contenutistica utili a dare un senso al progetto.
Repubblica Digitale: un hub di formazione sul futuro
Il progetto Repubblica Digitale ha l’obiettivo di combattere i digital divide e educare sulle tecnologie del futuro. L’iniziativa Repubblica Digitale nasce dall’idea che accompagnare la trasformazione digitale del Paese con azioni di carattere divulgativo, educativo e
formativo costituisca un dovere civico dello Stato, delle imprese e dei singoli cittadini. Tutte le componenti della società, a partire dai media, dalla scuola e dalla famiglia debbono contribuire in maniera determinante al superamento dei divari che caratterizzano il nostro
Paese.
Ma di Repubblica Digitale già ne avevamo parlato.