Per un pugno di dollari – 999 per l’esattezza – 23andMe , il progettone di analisi genetica a domicilio , comincia a dare frutti: pur senza dispensare alcun monito, dai suoi responsi traspare molto, moltissimo su chi vi si sottopone , come Michael Arrington di Techcrunch .
Michael ha potuto scorrazzare in schermate dense di dati. Le informazioni disponibili sono le più disparate. Ad esempio ha potuto conoscere qualcosa in più riguardo al proprio gene che governa la reazione all’alcool: se può dissimulare l’ubriachezza è grazie al fatto che questo gene gli consente di non assumere una colorazione rossa quando si lascia andare a qualche bicchierino di troppo.
Ma non finisce qui: si potranno conoscere dettagli sul proprio cerume, si saprà se si percepiscono gli odori in linea con la media delle persone, si avranno conferme sul colore dei propri occhi. Si disporrà di tantissimi altri particolari ma nessun allarmismo, nessuna previsione sulle eventuali possibilità di contrarre malattie gravi o disfunzioni invalidanti.
Si tratta in ogni caso di un patrimonio informativo estremamente dettagliato e, di conseguenza, altrettanto delicato: c’è chi vede in questo test il rischio di conseguenze poco desiderabili sul posto di lavoro, come c’è chi teme , in caso di una malaugurata “fuga di notizie”, gravi ripercussioni sull’esito di contratti di assicurazione sulla salute. Non manca, già da tempo, chi è perplesso sotto il profilo delle eventuali ripercussioni sulla privacy.
Il mercato , dunque, è ormai aperto e, nel frattempo, ulteriori dobloni si aggiungono a quelli di Mountain View per finanziare ricerche sulla decodifica di 100mila genomi umani.
Marco Valerio Principato