La fibra la paga lo stato

La fibra la paga lo stato

O almeno gli scavi. La proposta viene dagli USA, dove il Congresso sarà chiamato a votare l'idea di unire manutenzione stradale e banda larga
O almeno gli scavi. La proposta viene dagli USA, dove il Congresso sarà chiamato a votare l'idea di unire manutenzione stradale e banda larga

Roma – I costi principali per la posa della fibra ottica, lo ribadiva anche il Rapporto Caio , sono legati alle operazioni di scavo più che a quelle di soffiaggio: se si riuscisse a trovare un modo per alleggerire il carico economico di queste operazioni, magari il business decollerebbe. La pensa così la senatrice californiana Anna Eshoo , che ha lanciato la proposta di abbinare i lavori di manutenzione stradale alla creazione dell’infrastruttura necessaria alla costruzione di un network digitale parallelo ad alta velocità.

L’idea della senatrice, probabilmente sensibilizzata al problema del digital divide e della banda larga anche a causa della sua provenienza (la cittadina di Palo Alto, dove è stata eletta, lotta da tempo per un allaccio a banda larga a Internet), ha ipotizzato quanto segue: ogniqualvolta un ente pubblico si muova per procedere alla ristrutturazione o alla ripavimentazione di un asse viario, contemporaneamente nello stesso appalto dovrebbero essere previsti i lavori necessari a scavare un condotto parallelo alla strada dentro cui far viaggiare la fibra.

I condotti dovranno essere realizzati allo stato dell’arte rispetto alle tecnologie e alle specifiche più recenti al momento dell’avvio dei lavori, e dovranno essere dotati di tutti gli accorgimenti necessari a consentire la posa dei cavi in un secondo momento . L’ipotesi di Eshoo è che, visto che in ogni caso si deve procedere a degli scavi, aggiungere il costo per la creazione di un condotto sia una spesa tutto sommato modesta: gli operai, le macchine, i materiali sono tutti già sul posto. Senza contare che, evitando di riaprire l’asfalto per aggiungere altri tubi e cavi, il manto stradale risulterà più regolare e compatto.

I condotti così ottenuti saranno, per così dire, agnostici: al loro interno non viaggeranno cavi, neppure spenti, di alcun tipo. Saranno i singoli operatori a decidere se procedere alla stesura di una propria rete all’interno di queste maxi-canaline, che auspicabilmente viaggeranno lungo le principali arterie stradali che fendono lo stato federale: in questo modo dovrebbe divenire possibile la concorrenza tra grandi e piccoli, venendo meno i costi degli scavi e dovendosi limitare a procurarsi la fibra, soffiarla, illuminarla e venderla.

Niente permessi, niente burocrazia (o quasi): viaggiando accanto alle strade, la banda larga dovrebbe poter raggiungere anche i paesi rurali che fino ad oggi hanno dovuto loro malgrado fare a meno del Web ad alta velocità. Ma anche luoghi popolosi e centrali potrebbero giovarsi di questa iniziativa, vedendo aumentare il numero di aziende che si farebbero concorrenza sui prezzi e sui servizi offerti , a tutto vantaggio dei consumatori.

Il problema della banda larga e del digital divide è molto sentito dall’amministrazione Obama: nel corso della campagna elettorale e subito dopo la sua conclusione, alcuni consulenti tecnici del presidente avevano ventilato l’ipotesi di destinare non meno di 2 miliardi di dollari ad un progetto di rilancio della connettività sul suolo statunitense . Il pacchetto di stimoli economici varato qualche settimana fa dalla Casa Bianca contiene già delle misure in tal senso: se la proposta di Eshoo troverà consensi, le due iniziative potrebbero saldarsi per trovare il modo di razionalizzare gli investimenti.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
22 mag 2009
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