“Quarant’anni fa, la prima commutazione di pacchetto permise il collegamento tra computer all’interno di una rete, covando la nascita di Internet, che ha con il tempo trasformato l’economia, la cultura, persino la democrazia della nostra nazione”. Sono le prime parole tratte dall’introduzione a un corposo documento di 107 pagine, con cui la Federal Communications Commission (FCC) statunitense ha aperto ufficialmente un dibattito pubblico, che durerà due mesi, sul disegno di legge che aprirà la strada ad una definitiva regolamentazione a difesa della neutralità della Rete .
“Internet – si legge nel testo – ha permesso a individui provenienti dalle zone più remote degli Stati Uniti di avere una garanzia d’accesso a informazioni e servizi prima impensabile. Vent’anni fa sarebbe stato piuttosto arduo immaginare i profondi benefici che la Rete attualmente porta con sè ogni giorno”. I cinque commissari di FCC, guidati da Julius Genachowski, si sono così trovati in un accordo unanime per la codifica e l’espansione di leggi ufficiali , volte a tutelare quello che è apparso evidentemente un fondamentale diritto del netizen: il diritto d’accesso.
Una proposta legislativa per 107 pagine e sei principi di base , quei primi quattro suggeriti nel 2005, ad impedire che i provider blocchino le legittime preferenze degli utenti, senza distinzione di applicazioni, contenuti autorizzati e dispositivi non lesivi del network. “Il nostro Internet Policy Statement – ha continuato la FCC – ha dato una grossa mano per preservare l’apertura di Internet nei quattro anni che sono passati da allora. Ora è arrivato di nuovo il tempo di costruire sugli sforzi fatti e fornire una maggiore chiarezza sull’approccio di FCC alla questione, attraverso una concreta proposta di legge, da valutare e commentare pubblicamente”.
E i commenti sono e saranno accesi, roventi. A partire proprio dal cuore della Commissione che ha trovato un’unanimità efficace, ma monca nel profondo. I tre commissari democratici, incluso Genachowski, non hanno certo avuto esitazioni, ma hanno anche dovuto affrontare il muso non troppo morbido dei rimanenti due repubblicani. Meredith Baker e Robert McDowell hanno votato a favore del proseguimento dello studio sulla neutralità, ma non del testo definitivo della proposta . Regole del genere non aiuterebbero i consumatori ad usufruire di migliori servizi, ha commentato McDowell.
Fino a qui i due commissari repubblicani hanno votato con riserva, ma a favore. Ora il problema si sposta al Congresso degli Stati Uniti che non sembra esattamente foriero di sorrisi e strette di mano. “Sono molto lieto di introdurre l’ Internet Freedom Act 2009 – ha annunciato il Senatore repubblicano John McCain – che manterrà la Rete libera dal controllo governativo e da regolamentazioni”. McCain avrebbe tanta paura di veder danneggiato il mercato oltre che l’innovazione tecnologica, con regole che non spetterebbero affatto alla FCC.
Non la pensa allo stesso modo Open Internet Coalition – che conta tra i suoi membri Google e Facebook – che ha tirato un sospiro di sollievo già dalla prima diffusione del documento ufficiale. “Questo voto è solo il primo passo verso l’adozione di regole a protezione di tutti gli utenti che devono avere accesso ad Internet. Siamo su un sentiero che farà da scenario alla promozione dell’innovazione e soprattutto della libera scelta da parte dei consumatori” ha detto un portavoce della coalizione.
Dovranno essere vagliati, dunque, i due nuovi principi che hanno fatto aggrottare le ciglia a telco del calibro di AT&T e Verizon : prevenire un uso discriminatorio da parte degli ISP nei confronti di contenuti ed applicazioni terze e fare in modo che rimangano assolutamente trasparenti nella gestione dei network. Tom Tauke, vicepresidente di Verizon, non ha tanto contestato l’adozione di nuove regole da parte delle autorità, bensì il potenziale danno che le due nuove linee guida di Genachowski causerebbero al mercato, alla produttività e alla creazione di nuovi posti di lavoro.
E ci è rimasta male anche Wireless Association , che si era battuta con ardore per fare in modo che le regole sul diritto d’accesso alla Rete non fossero applicate anche ai provider del senza filo per servizi Internet come 3G e WiMAX. CTIA ha promesso azioni legali, spiegando che tutto ciò manderà al degrado il valore dello spettro assegnato con debita licenza agli operatori. Quello che appare sicuro per ora è che per due o al massimo tre mesi nessuno nella sfera della neutralità si annoierà.
Mauro Vecchio