Mentre ci si interroga sulle mosse del neo-eletto prossimo presidente degli Stati Uniti Barack Obama, e su quanto le sue promesse di una nuova era di innovazione scientifica e tecnologica daranno frutti concreti nei prossimi anni, dal laboratorio nazionale di Los Alamos (il cuore della prima bomba atomica e del Manhattan Project) arriva la “minaccia” di invadere il mondo con l’energia nucleare in tempi brevi .
Centinaia, migliaia di impianti, sviluppati su una tecnologia governativa data in licenza alla società del New Mexico Hyperion che nelle parole del CEO John Deal dice di avere l’obiettivo di “generare elettricità per 10 centesimi a Watt in ogni parte del mondo”. Ogni singolo mini-reattore costerà 25 milioni di dollari, sostiene Deal, e sarà in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di 20mila famiglie .
Energie rinnovabili? I pericoli sempre latenti di un nuovo disastro nucleare questa volta in miniatura? L’ opinione autorevole di alcuni tra i migliori cervelli della fisica mondiale sulle controindicazioni dell’energia atomica? Tutto inutile, una certa parte dell’industria energetica continua a puntare sul nucleare come indiscutibile necessità per traghettare l’umanità verso l’era del dopo-petrolio. E l’innovazione tecnologica ne è un utilissimo corollario.
Hyperion, a dirla tutta, è un’industria nucleare ancora solo sulla carta , ma Deal assicura che non di solo fumo si tratta: la società avrebbe già incassato 100 ordini di mini-reattori provenienti proprio da aziende petrolifere ed elettriche, e progetta di mettere in piedi tre diverse fabbriche per produrre 4000 impianti non più grandi di un capannone da giardino tra il 2013 e il 2023.
TES , società di infrastrutture della Repubblica Ceca, è stata la prima a ordinare i nuovi reattori a Hyperion, per un totale di 6 unità e con l’opzione di ottenerne ulteriori 12. Per quanto gli impianti si rivolgano in prima istanza ai paesi più sviluppati, la prima installazione avverrà in Romania. Il business non è stato ancora avviato ma Hyperion ha già il vento in poppa e una lista di attesa di 6 anni , assicura Deal.
Ogni mini-reattore occuperebbe solo pochi metri di diametro, e verrebbe rimorchiato a destinazione dalla motrice di un camion. Progettato per venire sepolto sotto terra, ha una capacità energetica di 7-10 anni al termine dei quali occorre ricaricarlo.
Sicuri, affidabili, senza parti in movimento, i reattori hi-tech di Hyperion “non potrebbero mai portare a un evento in stile Chernobyl”, dice convinto Deal, tanto più che rubare l’uranio dall’impianto sarebbe un impresa improba per come verrà costruito e occorrerebbero tecnologie e risorse “da stati nazionali” per arricchire il materiale radioattivo per poterlo eventualmente usare in ordigni e attentati.
Sempre che, naturalmente, gli ufficiali della Nuclear Regulatory Commission statunitense decidano di dare il via libera all’apertura delle “catene di montaggio” dei mini-impianti, quando verrà presentato loro il progetto l’anno prossimo.
E sempre che, come detto, alla Casa Bianca il vento non spiri in direzione contraria a quella che vede nella sudditanza all’uranio, al plutonio o a qualsiasi altro combustibile altamente radioattivo un’alternativa all’attuale dipendenza dal petrolio. Una direzione che Al Gore, Premio Nobel per la Pace, attivista convinto dell’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili ha spinto proprio in queste ore al summit Web 2.0 arringando la platea con la formula 100-10, vale a dire arrivare a generare il 100% dell’energia necessaria agli Stati Uniti d’America con le rinnovabili in 10 anni. Il momento per fare la differenza secondo alcuni è proprio arrivato. Almeno negli States.
Alfonso Maruccia