Washington (USA) – Il perverso genio di Zachary Keith Hill si è dovuto piegare alle forche caudine della giustizia che lui ha poi tentato di alleggerire dichiarandosi colpevole di un ambizioso e fortunato schema truffaldino condotto a suon di email fasulle.
Le bufalotruffe del 20enne arrestato nei mesi scorsi erano messaggi di posta elettronica confezionati in modo da trarre in inganno chi li riceveva, inducendo le vittime a cliccare sui link contenuti nelle email e a lasciare propri dati personali e sensibili, comprensivi di numeri di carte di credito, password e quant’altro, nei database fasulli messi online dal giovane Hill.
A pesare sulla vicenda di Hill anche il fatto che nelle maglie della sua rete sono finiti davvero molti pesci, in un numero che non è stato reso noto, che hanno creduto di ricevere email provenienti da servizi web noti e affidabili, come America Online o Paypal, e che invece erano spedite e truccate ad arte dall’uomo. Secondo l’accusa, Hill avrebbe ottenuto 152 accessi a conti bancari, almeno 473 numeri e dati di carte di credito e almeno 566 coppie di username e password per accedere ad internet e a servizi internet intestati a terzi.
Ora un tribunale di Houston, in Texas, ha condannato a 46 mesi di reclusione l’autore di queste truffe che, se non otterrà sconti di pena, uscirà non prima di aver compiuto 24 anni. Il giudice ha sottolineato come oltre alla duplicazione e uso fraudolento di dati di carte di credito, Hill abbia anche sfruttato a dovere numeri di conti bancari e altri strumenti di accesso a titoli e portafogli personali delle proprie vittime. A tutto questo si aggiunge il fatto che, per “scovare” le proprie vittime, Hill ha fatto ricorso a quintalate di spam, appesantendo così le reti informatiche.
Va detto che questo genere di truffe in rete sono diffusissime e, nonostante numerosi casi nei quali gli autori sono stati smascherati e portati dinanzi ad un tribunale, rimane elevato il rischio che utenti meno accorti possano cadere vittima di certi inganni. Un recente studio ha stabilito che il numero di queste email truffaldine continua a salire e negli ultimi dodici mesi ha raggiunto almeno i tre miliardi di “pezzi” .