Non contenti di aver tenuto sotto pressione i server dei grandi potentati dell’industria multimediale (RIAA, MPAA, BPI), quelli di 4chan hanno proseguito la loro crociata anti-copyright a suon di attacchi DDoS contro chi il diritto d’autore lo ha sempre usato come un maglio legale contro i (presunti) utenti condivisori del P2P.
Per la seconda fase della loro devastante Operation Payback , gli utenti della community hanno dunque scelto i server di ACS:Law . Si tratta, è oramai ben noto , della compagnia legale britannica specializzata nell’invio di lettere ricattatorie a decine di migliaia, lettere famigerate per contenere allo stesso tempo il bastone (la presunta identificazione dell’IP incriminato durante un download non autorizzato) e la carota (la possibilità di sistemare le cose pagando una “piccola” somma di qualche centinaio di sterline).
L’attacco DDoS di 4chan ha infine buttato giù il server del portale di ACS:Law, portale che continua a rimanere offline al momento di scrivere e che purtroppo per il proprietario Andrew Crossley e i suoi soci ha rivelato al mondo qualche centinaio di Megabyte di email riservate che non sarebbero mai dovute finire all’attenzione del pubblico .
In una girandola di rivelazioni, curiosità e colpi di scena che ricorda molto da vicino l’oramai storico scandalo MediaDefender , le email riservate di ACS:Law – fuoriuscite da un baco presente sul sito della società – sono finite dritte nei circuiti del file sharing grazie a un torrent ospitato da The Pirate Bay. In quelle email ci sono i segreti di ACS:Law , della vita privata e delle manie automobilistiche di Crossley stesso (“questo weekend mi compro una Lambo o una Ferrari?”), degli improbabili utenti del file sharing bersagliati dalle lettere minatorie della società e soprattutto la verità sulla “strategia di mercato” di ACS:Law e il suo reale successo economico.
ACS:Law era certo specializzata nel minacciare di “leso copyright” pensionati settantenni e padri di famiglia presunti fruitori di pornografia omosessuale, e tutta questa attività produceva alla fine il suo bell’utile. Oltre 600mila sterline di utile negli ultimi due anni, in particolare, una cifra importante ma comunque inferiore al milione di sterline precedentemente vantato da Andrew Crossley.
Non il legittimo rispetto del diritto d’autore quanto piuttosto una vera e propria operazione di monetizzazione del P2P a mezzo minacce legali, questo il fine ultimo perseguito da ACS:Law e così ben esemplificato dalle email riservate ora di dominio pubblico. Di tutti i soldi recuperati in questi due anni di missive minatorie la società si intascava percentuali comprese fra il 37 e il 50 per cento , rivelano le email, ma visto il patatrac provocato dall’Operazione Payback di 4chan – e le comprensibili reazioni legali già in arrivo da e per conto dei cittadini britannici tartassati via posta – appare difficile che un tale fiume di denaro possa continuare a fluire indisturbato anche nei mesi a venire.
Alfonso Maruccia