Tassare di 5 dollari al mese qualsiasi connessione o abbonamento a Internet canadese per “legalizzare” il P2P. Una proposta che Graham Henderson, presidente della Canadian Record Industry Association ( CRIA ), non esita a definire totalmente impraticabile, un vero e proprio pipe dream .
Il provvedimento, nato per tentare di calmare le acque sulla dibattuta questione P2P canadese, era stato pensato dalla Songwriters Association of Canada (SAC) nell’intento di spostare l’attenzione su una proposta alternativa, con cui porre fine all’estenuante guerra del copyright tra produzione e consumo.
“Sembra che SAC voglia chiedere agli operatori wireless e agli ISP di esigere questa tassa per suo conto”, dice a Reuters un portavoce di Bell Canada , uno dei maggiori operatori di telecomunicazioni del paese e proprietario, tra l’altro, della etichetta Puretracks . “Questo non andrà giù ai nostri clienti, specialmente ai tanti che hanno già sottoscritto abbonamenti ai nostri – legittimi – servizi di musica online, mobili e non”.
Dello stesso segno il parere di Alistair Mitchell, presidente di Puretracks : la proposta di SAC “decreterebbe la morte dei servizi musicali a pagamento in Canada”, dice. “Sarebbe come ammettere che stiamo fallendo nello sviluppo di nuovi modelli (di business, ndR). Il concetto è così fallace che non saprei da dove cominciare”. “Non vogliamo intraprendere una strada che è una vana speranza, presentata come una veloce soluzione – ribadisce Henderson – Perderemmo di vista le questioni reali che ci possono aiutare a risolvere i problemi dell’industria (musicale, ndR)”.
Sotto il profilo economico c’è qualche conto da fare: la proposta (che non specifica le modalità di riscossione della tassa) garantirebbe introiti per circa 1 miliardo di dollari l’anno , che verrebbero distribuiti tra artisti e discografici.
Ma secondo la International Federation of the Phonographic Industry , la novità andrebbe ad alterare delicati equilibri in un mercato che, nel 2006, ha già visto il business musicale precipitare a quota 598,7 milioni di dollari canadesi, il 9,1 per cento in meno rispetto all’anno precedente.
Marco Valerio Principato