ChatGPT spopola ovunque. Con oltre 5 miliardi di visitatori al mese, si piazza al nono posto tra i siti più trafficati al mondo, secondo le statistiche di Semrush. Non male per un assistente virtuale nato solo un paio d’anni fa. Ma non bisogna frasi ingannare dal suo successo: ChatGPT non è la soluzione magica a tutti i problemi. È uno strumento potente, certo, ma pur sempre uno strumento e come tale, va usato con intelligenza.
Ecco allora 5 domande furbe da fare a ChatGPT per dare una svolta alla tua ricerca di lavoro e distinguersi dalla concorrenza.
5 prompt di ChatGPT per trovare lavoro più velocemente
1. Chiedere quali sono le skill fondamentali per un determinato ruolo
Le job description sono un po’ come le liste di Babbo Natale: piene di desideri, ma non sempre realizzabili. Che siano lunghe e dettagliate o brevi e generiche, però, le descrizioni delle posizioni aperte sono la finestra sui bisogni di un’azienda e sulle aspettative verso i nuovi assunti.
Si può chiedere allora a ChatGPT di elencare le 5 competenze chiave per avere successo in quel ruolo, dandogli in pasto direttamente la job description. In un attimo, si avrà un riassunto delle skill più richieste. Naturalmente, bisogna riflettere sul proprio percorso professionale: analizzare il lavoro attuale e le esperienze passate a caccia di esempi concreti in cui si è dimostrato di avere esattamente quelle capacità.
Occhio però: il 98% delle aziende usa software di tracking per scremare i curriculum, ancora prima che vegano letti da un recruiter in carne e ossa. Perciò è importante personalizzare il CV, mettendo in risalto proprio le chiave individuate da ChatGPT, che vanno valorizzate anche durante il colloquio. In questo modo, sarà molto più semplice dimostrare di essere la persona giusta per quella posizione.
2. Chiedere cosa manca alla maggior parte dei candidati per quel ruolo
Tutti cercano di mostrare quanto sono adatti a una posizione. Pochissimi, invece, puntano su ciò che li rende unici. Grave errore! Essere diversi dagli altri è il vero asso nella manica. Per scoprire cosa manca ai più per quel ruolo, basta chiedere a ChatGPT. Se si possiedono delle competenze rare, ci si può giocare questa carta per fare colpo sui selezionatori. D’altronde, le aziende sono affamate di talenti con competenze fuori dal comune. Secondo il World Economic Forum, nel 2025 il 63% delle imprese faticherà a trovare le skill necessarie per crescere.
Quindi non bisogna nascondere le proprie qualità uniche. Anzi, si devono mettere in bella mostra nel curriculum e durante i colloqui. Lo step successivo? Raccontare il percorso che ha portato a svilupparle e, soprattutto, illustrare con esempi concreti come queste qualità possono tradursi in risultati tangibili per la potenziale azienda. Così sarà impossibile passare inosservati!
3. Chiedere cosa manca nel CV per avere successo
Sapere cosa non si sa è tanto importante quanto sapere cosa si sa. Vale a dire: essere consapevoli delle proprie lacune è fondamentale per colmarle e diventare il candidato perfetto. Chiedere allora a ChatGPT di analizzare il curriculum e di dire cosa manca per quel ruolo specifico. Magari si scoprirà di avere delle skill nascoste che erano sfuggite. O magari ci si accorgerà di aver dato per scontate delle esperienze che invece sono molto rilevanti.
In ogni caso, non bisogna avere paura di mostrare le proprie carte. Inserire nel CV numeri, fatti e risultati per dare concretezza ai successi raggiunti. E se durante il colloquio spunta una domanda a sorpresa del tipo: “C’è qualcosa che non hai messo nel curriculum?“, niente panico, è un’occasione in più per raccontare la propria storia unica. Le vie della carriera sono infinite… L’importante è saperle valorizzare tutte, anche quelle meno convenzionali.
4. Chiedere 20 domande tipiche di un colloquio per quella specifica posizione
I colloqui di lavoro sono un po’ come gli esami all’università: più ci si prepara, più possibilità si hanno di passarli. E qui entra in gioco ChatGPT, il nuovo tutor personale.
Basta chiedere al chatbot di OpenAI di generare 20 domande tipiche per il ruolo e il settore che interessano. Si otterrà un mix di domande che spaziano dagli aspetti tecnici a quelli comportamentali, dal lavoro di squadra al pensiero critico. A quel punto, bisogna allenarsi a rispondere ad alta voce o per iscritto, come se si fosse davanti al selezionatore.
Sembra una banalità, ma così facendo si avrà già un bel vantaggio. Bisogna considerare che in media i processi di selezione durano almeno un mese. Ogni minuto speso a prepararsi con ChatGPT sarà un investimento per il proprio futuro.
5. Chiedere quali sono le sfide più calde in quel determinato settore oggi
Anche se si ha esperienza in un certo settore, conoscere le sfide del momento fa guadagnare punti agli occhi dei recruiter. E ChatGPT può dare un bel boost in questo senso. Si può chiedere all’AI di elencare i principali ostacoli che quel settore specifico sta affrontando e l’impatto sul business. Poi, nel CV e durante i colloqui, si può approfondire come la propria esperienza e le competenze acquisite possono contribuire a superare queste difficoltà.
Mostrare di avere una visione strategica, oltre che un’expertise tecnica, può far apparire come un candidato di valore, capace di portare un contributo concreto all’azienda. E renderà la vita più facile anche al proprio futuro capo, alle prese con mille pressioni. Chi non vorrebbe uno così nel suo team?
ChatGPT è un’arma potente, ma non può fare tutto da solo…
Il chatbot di OpenAI semplifica la vita in molti modi. E la ricerca di lavoro non fa eccezione. I prompt giusti possono offrire spunti preziosi per migliorare il proprio CV, prepararsi ai colloqui, esplorare nuovi settori. Insomma, per trovare il lavoro che fa per sè in meno tempo e soprattutto, con meno stress.
Ma attenzione a non cadere nella trappola dell’intelligenza artificiale. Per quanto utile, ChatGPT non ha poteri taumaturgici e/o apotropaici… Non può sostituirsi alla nostra unicità e creatività. Può ispirare, ma sta a noi poi dare un’anima a quei freddi suggerimenti. Altrimenti il rischio è di sembrare un robot e sarà difficile farsi notare.
Si può avere il curriculum perfetto e dare le risposte giuste ai colloqui, ma se non si trasmette empatia, entusiasmo, calore umano, difficilmente si conquisterà il recruiter. Le persone assumono altre persone, non profili virtuali. Perciò, ok ChatGPT, ma bisogna ricordarsi di metterci sempre la faccia. Di sorridere, di guardare negli occhi l’interlocutore, di trasmettere la propria passione con la voce e con i gesti. Queste cose, banali solo in apparenza, fanno la differenza tra un sì e un no.
L’autenticità prima di tutto. Non si deve fingere di essere chi non si è solo perché l’ha detto ChatGPT… Dietro al curriculum c’è una persona vera.