La parabola dei chip è ritmata dalle deadline della legge di Moore, scandita dalle release successive, animata dai benchmark ossessivi e costellata di successi ripetuti e consecutivi. Oggi sembra quasi sfumare nel paradosso la data di questo 15 novembre 2021: nel pieno della crisi internazionale di produzione dei chip, è proprio il microchip a spegnere le proprie prime 50 candeline.
50 anni dal primo “4004”
Una storia complessa, nella quale tra i ruoli del protagonista v’è l’italiano Federico Faggin, che inizia tutto con la sigla 4004: era stato questo il primo microprocessore e da lì sarebbe iniziata quella parabola che ha portato il computing a permeare ogni singola attività umana, fino ad intaccarne le sfere più emotive e profonde: oggi i microchip sono una componente complementare alle attività umane con sempre maggior capillarità, con un computing che nell’aumentare potenza e velocità ha raggiunto dimensioni che nemmeno i creatori di quel primo progetto embrionale avrebbero mai potuto immaginare.
“Il 4004 era tanto rivoluzionario che ci vollero circa 5 anni per spiegare agli ingegneri Intel come costruire nuovi prodotti basati sui microprocessori“: parola della stessa Intel. Un salto di paradigma talmente ampio e profondo da essere difficile da metabolizzare. Una rivoluzione lenta nell’incedere, ma con un passo senza pari e tale da cambiare radicalmente la vita delle persone.
Iniziò tutto quel 15 novembre, con quella sigla “4004”, con quel cognome “Faggin” che aggiunge un orgoglio locale a quello che è un bene della tecnica per sua natura senza confini. Il fatto di essere un bene di tutti lo ha però anche reso merce rara in questa fase di mercato, mettendo in crisi tutti quei comparti che di chip sono oggi estremamente famelici. Un compleanno che segna l’importanza di una rivoluzione che non è certo terminata, di una parabola che ha ancora lunga gittata e di una invenzione che è già passata ampiamente alla storia.