Internet beffa la censura australiana

Internet beffa la censura australiana

La grande operazione di controllo e chiusura di siti, alcuni dei quali anche pornopedofili, fallisce miseramente. In un anno bloccato l'accesso a quattro spazi web
La grande operazione di controllo e chiusura di siti, alcuni dei quali anche pornopedofili, fallisce miseramente. In un anno bloccato l'accesso a quattro spazi web


Sydney (Australia) – E’ un bilancio decisamente negativo quello che il quotidiano australiano Daily Telegraph ha tracciato, con una propria inchiesta, sull’efficacia delle azioni di censura decise dalle autorità del paese contro una serie di siti web ritenuti illegali e ai quali si vorrebbe impedire che gli utenti australiani accedano.

Il paese, che vanta una lunga tradizione di censura sui newsgroup piuttosto che sui siti razzisti , secondo l’inchiesta appena condotta non riesce a tenere a freno i click indirizzati dal paese dei canguri verso spazi che ospitano contenuti xenofobi, pornografici e pornopedofili. Stesso magro bottino per le autorità di controllo del paese quello raccolto per siti che incitano al terrorismo o alla violenza.

A quanto pare, ABA – Australian Broadcasting Authority , l’autorità di settore, deve cedere le armi dinanzi all’impossibilità, ammessa dai propri funzionari, di agire su siti che sono perlopiù ospitati da server all’estero.

Nonostante le mille e più segnalazioni giunte nel corso dell’ultimo anno all’ABA da parte di utenti australiani indignati per la presenza di certi contenuti su molti siti web, le autorità sono riuscite a bloccarne soltanto quattro. L’anno precedente il bottino era stato poco superiore: dieci siti bloccati.

A quanto pare, il grosso dei siti individuati come “illeciti” secondo le leggi australiane si trovano su server americani e russi, dunque al di fuori della giurisdizione australiana.

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Pubblicato il
28 lug 2004
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