L’Unione Europea marcia spedita verso lo sviluppo dei servizi offerti dalla tecnologia 5G: il 16 marzo il Parlamento di Strasburgo ha approvato in via definitiva il piano per la riallocazione della banda UHF (da 470 a 790 MHz) ai servizi mobile.
Come già definito dall’ accordo raggiunto a dicembre con gli Stati Membri, basato su una proposta della Commissione Europea, le frequenze comprese fra 694 e 790 MHz , comunemente indicate come “banda 700 MHz”, dovranno essere liberate dalle emittenti televisive che attualmente le detengono entro il 2020 , con una finestra di ritardo di due anni per quei paesi che ne dovessero fare richiesta. Una concessione, però, che potrà essere fatta solo su richieste supportate da validi motivi, come ad esempio la necessità di armonizzare le frequenze con i paesi confinanti (ad esempio, fra Italia, Francia e Croazia) o l’alto numero di servizi di broadcasting interessati dalla migrazione.
Secondo la parlamentare europea Patrizia Toia, “la buona notizia è che l’Italia potrebbe anche non aver bisogno di questa proroga”. Anche se la stessa non nasconde le difficoltà: “In Italia questa banda è parzialmente occupata da tv locali a macchia di leopardo. Abbiamo dialogato con l’Ebu, la European Broadcasting Union, per trovare una soluzione e garantire lo spostamento delle emittenti su altre frequenze”.
Una volta liberata, la banda 700 MHz verrà messa all’asta; le frequenze potranno essere acquistate dagli operatori di tlc per sviluppare nuovi servizi Internet in tecnologia 5G, come auto a guida autonoma, Industria 4.0, Internet of Things, cloud. Ci sarà un solo standard europeo , per evitare che da un Paese all’altro i cittadini debbano cambiare sistema o dispositivo per usufruire di questi servizi.
“La banda 700 MHz è cruciale per un vasto sviluppo del 5G in Europa e sono lieto che il Parlamento Europeo abbia ora approvato l’atto finale”, ha dichiarato il portavoce del gruppo EPP Gunnar Hökmark. “Cina, Usa, Corea del Sud e Giappone hanno già in programma l’implementazione commerciale del 5G a partire dal 2018. L’Europa ha la necessità di essere in prima linea in questo sviluppo e questo accordo segna un primo passo. Questa decisione dimostra inoltre che gli Stati Membri e il Parlamento Europeo riconoscono che la coordinazione dello spettro è una necessità se vogliamo tenere il passo con lo sviluppo digitale e preparare i nostri mercati al 5G”, ha concluso Hökmark.
Un ulteriore aspetto della decisione presa giovedì scorso a Strasburgo riguarda la porzione rimanente della gamma UHF, quella che va da 470 a 694 MHz (detta “sub 700 MHz), che rimarrà a disposizione delle emittenti tv fino al 2030 . Questo lascia supporre che, entro quella data, tutto il settore broadcasting televisivo sarà rivoluzionato e migrerà verso altri sistemi di diffusione, come il satellite o la fibra ottica. Gli stati membri compenseranno i costi per gli utenti finali legati direttamente alla migrazione o riallocazione dello spettro radio.
Con velocità di collegamento di oltre 10 Gigabit al secondo e latenza inferiore a 5 millisecondi, la tecnologia 5G permetterà la trasformazione industriale, connettendo milioni di dispositivi e oggetti simultaneamente e supportando nuovi tipi di applicazioni. L’ Italia ha già intrapreso il cammino per dotarsi della tecnologia per reti mobili di quinta generazione. È stato pubblicato sul sito del ministero dello Sviluppo economico, infatti, l’ avviso pubblico relativo ai progetti per la sperimentazione . Tre i lotti di gara per i quali presentare i progetti, corrispondenti ad altrettante aree: il territorio della città metropolitana di Milano; Prato e L’Aquila; infine Bari e Matera. Queste cinque città sono state selezionate sulla base di criteri come la distribuzione geografica, la capillarità di connettività ultraveloce, la disponibilità di frequenze nella banda 3,7-3,8 GHz, l’appartenenza ai corridoi europei. L’Aquila anche per la ricostruzione post-terremoto e Matera in quanto capitale europea della Cultura 2019. Le domande dovranno essere presentate entro il 15 maggio; entro il 14 luglio saranno selezionati i progetti che partiranno per la fine dell’anno. La sperimentazione durerà fino al 2020.
A queste cinque città si aggiunge Torino, grazie al memorandum of understanding firmato da Tim e il Comune. Il capoluogo piemontese è candidato a diventare sede preferenziale delle attività previste dal 5G Action Plan della Commissione Europea ed a entrare a far parte della prima rete paneuropea.