Lo scorso mercoledì 14 dicembre è stata siglata un’intesa tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla liberazione delle frequenze della banda 700 MHz per il passaggio al 5G. Il rilascio dovrà avvenire entro giugno 2020, ma resta confermata la possibilità di slittare di due anni, come chiesto dall’Italia, in caso di “ragioni debitamente giustificate”.
Confermata la tempistica prevista dal testo approvato dalla Commissione industria del Parlamento europeo, di cui è stata fautrice la
vicepresidente Commissione Patrizia Toia, che ha subito postato la notizia sul proprio profilo Facebook e su Twitter . “L’accordo raggiunto contribuirà a rilanciare l’economia europea”, ha scritto Patrizia Toia. “Con questa proposta, le istituzioni europee garantiscono un efficiente e agevole uso per lo spettro al fine di indirizzare le necessità sia dei servizi mobili, sia di quelli broadcasting. L’internet mobile di alta qualità per tutti e per ogni cosa, ovunque, sarà possibile solo tramite regole e infrastrutture moderne. Questa proposta vuole dare agli operatori la possibilità di sviluppare il 5G in tempi rapidi. L’uso efficiente dello spettro radio è vitale per il mondo connesso in cui viviamo”.
Il rilascio della banda 700 MHz per gli usi di Internet dovrebbe contribuire a creare un mercato digitale efficiente e il passaggio al 5G potrebbe fornire una crescita economica facendo della UE un leader nell’innovazione. Questa banda è in grado di fornire servizi mobili di alta qualità, come e-Health e m-Health, o quelli legati all’Internet of Things (IoT). Il testo dell’accordo comprende una clausola che obbliga gli stati membri ad assicurarsi che i costi legati alla migrazione e alla riallocazione dello spettro radio siano adeguatamente compensati, in special modo in favore dei consumatori.
I servizi di broadcasting TV attualmente i principali utilizzatori della banda 700 MHz, dovranno cambiare le frequenze ma resteranno prioritari nella banda sub-700 MHz “almeno fino al 2030”. L’accordo raggiunto dalle tre istituzioni dovrà ora essere formalizzato da Consiglio e Parlamento Ue.