Anche la Nuova Zelanda si unisce a Stati Uniti e Australia nella schiera dei paesi che non hanno intenzione di affidarsi alle infrastrutture di Huawei per allestire le reti mobile di prossima generazione. All’alba dell’era 5G, decisioni di questo tipo hanno il potenziale di spostare gli equilibri tra i player del mercato.
Nuova Zelanda: Spark, no a Huawei per il 5G
L’operatore Spark, uno dei principali ISP del paese, ha pubblicato sul proprio sito ufficiale un comunicato che fa riferimento alla decisione presa dal Government Communications Security Bureau, l’ente governativo che regola i servizi di comunicazione neozelandesi. In considerazione di quanto previsto dalla normativa TICSA (Telecommunications Interception Capability and Security), la decisione si traduce nell’impossibilità di impiegare gli apparati di Huawei per la creazione della rete 5G attraverso la quale offrire servizi di connettività sul territorio nazionale.
Il direttore generale ha informato oggi Spark, in merito alla proposta di utilizzare equipaggiamento Huawei per il 5G nel suo programma 5G RAN, che questo innalzerebbe in modo significativo i rischi per la sicurezza nazionale.
Nel suo intervento Spark conferma il proprio impegno nello sviluppo della rete e mette nero su bianco la volontà di considerare la decisione odierna per correggere la propria roadmap.
Sebbene insoddisfatti di questa decisione, siamo certi che non influirà sui nostri piani per il lancio del network 5G di Spark entro l’1 luglio 2020.
L’appello degli USA all’Italia
Come detto in apertura, anche gli Stati Uniti sono tra coloro che guardano con sospetto ai presunti stretti rapporti che legano Huawei al governo cinese. Da qui l’appello rivolto la scorsa settimana ad alcune nazioni alleate, Italia compresa, stando a quanto riportato da fonti d’oltreoceano.
Le preoccupazioni riguardano la cybersecurity. Si teme che le informazioni veicolate dai network possano in qualche modo essere trasferite a soggetti terzi, favorendo così operazioni di spionaggio, con modalità simili a quelle descritte nel report The Big Hack secondo il quale l’Esercito Popolare di Liberazione (le forze armate del paese asiatico) sarebbe riuscito a installare un chip spia all’interno delle componenti hardware destinate a server e data center di colossi come Apple e Amazon.
I rapporti tutt’altro che distesi fra gli USA e la Cina hanno già portato all’eliminazione dei dispositivi Huawei e ZTE dalle basi militari americane. Ancora, nel mese di febbraio le agenzie FBI, CIA e NSA hanno caldamente consigliato agli utenti americani di non affidarsi a questi brand, per gli stessi motivi.