L’Italia è sempre stato uno dei Paesi più colpiti dalla disinformazione sul 5G, che ha causato anche rallentamenti nello sviluppo della tecnologia. Particolarmente interessato è stato anche il settore sanitario, che avrebbe potuto vedere la realizzazione di centinaia di progetti basati sul 5G per il bene di ospedali, cliniche, medici e ricercatori. Fortunatamente, però, secondo una recente ricerca condotta dalle associazioni dei consumatori, solo il 14% della popolazione manifesta dubbi e timori per gli effetti della rete mobile di quinta generazione sulla salute, segnale che la disinformazione sta calando e che le strategie comunicative dei divulgatori stiano funzionando.
Il 5G non fa più paura?
Il report parla chiaro: una fetta minima dei consumatori è preoccupata per i presunti effetti del 5G sulla salute, ma al contempo manifesta un fabbisogno di informazioni corrette e dettagliate, evitando di cadere nel tranello della continua condivisione di fake news e ricerche scientifiche inventate dai detrattori della tecnologia mobile in questione.
In aggiunta, le percentuali rivelano che esiste una correlazione tra coloro che non credono nei rischi del 5G e coloro che hanno completato il ciclo vaccinale primario contro il COVID-19: chi si informa meglio e approfondisce la conoscenza sui temi, ha una percezione più positiva in merito a entrambe le questioni, rivelatesi nodose per una percentuale importante della popolazione del Belpaese.
Scendendo nel dettaglio, le interviste rivelano come il maggior utilizzo della connessione avvenga tra i più giovani, in particolare nella fascia tra 29 e 43 anni, con titolo di studio più elevato, o nelle famiglie con minori. Coloro che invece non sono “nativi digitali”, ovvero appartengono alla fascia 44-58, hanno un approccio ambivalente verso il 5G. Parallelamente, buona parte degli intervistati ritiene che il 5G possa portare a un progresso sostanziale nei settori della formazione, sanità, economia e trasporti, per non parlare della riduzione delle disuguaglianze sociali.