L’appello degli USA sembra destinato a non rimanere inascoltato: sempre più operatori stanno scegliendo di non affidarsi alle infrastrutture prodotte da fornitori cinesi, in particolare da Huawei, per allestire i network attraverso i quali erogare i propri servizi mobile. All’elenco si aggiungono Deutsche Telekom e Orange. Alla chiamata di Washington avevano già risposto le realtà di Australia e Nuova Zelanda. Tutto questo mentre si sta per entrare nell’era del 5G.
La posizione di Deutsche Telekom e Orange
Più nel dettaglio, Deutsche Telekom ha annunciato l’intenzione di rivedere la propria strategia per quanto riguarda sia gli impianti in uso sia quelli che verranno realizzati in futuro. Una decisione potenzialmente in grado di spostare gli equilibri poiché si tratta del più importante operatore (in termini numerici) non solo in Germania, ma di tutta Europa. Una mossa ufficializzata a pochi giorni dall’intervento di Peter Altmaier, Ministro dell’Economia tedesco, che in un’intervista rilasciata la scorsa settimana sulle pagine di Reuters ha sottolineato l’esigenza di garantire il massimo livello possibile di sicurezza per le componenti impiegate nell’installazione delle reti.
Non ci sono preoccupazioni riguardanti le singole aziende. Ciò nonostante ogni prodotto, ogni dispositivo, dev’essere sicuro se si intende utilizzarlo in Germania.
Il riferimento alla sicurezza non è casuale. Gli Stati Uniti temono che nelle infrastrutture fornite da realtà come Huawei ritenute vicine al governo di Pechino possa essere nascosta una backdoor in grado di intercettare e veicolare le informazioni trasmesse verso il paese asiatico. Si parla dunque della possibilità che allestendo i network con hardware fornito da gruppi cinesi si finisca con il favorire operazioni di spionaggio.
Qualcuno sostiene che la decisione di Deutsche Telekom sia stata presa per strizzare l’occhio alle autorità statunitensi, proprio nel momento in cui si trovano a dover dare il via libera all’acquisizione di Sprint (al momento controllata dalla giapponese Softbank) attraverso la sussidiaria T-Mobile, con un investimento economico quantificato in 26 miliardi di dollari. Se approvata, l’operazione darebbe vita a un operatore in grado di vedersela ad armi pari con i principali player del mercato USA ovvero AT&T e Verizon.
Passando a Orange, invece, il riferimento al 5G è diretto. L’azienda ha affermato di non voler affidarsi a Huawei per la realizzazione delle reti di prossima generazione in Francia. Queste le parole del CEO Stéphane Richard, raccolte dalla stampa locale durante un evento andato in scena a Parigi.
Non prevediamo di interpellare Huawei per il 5G. Continuiamo a lavorare con gli altri nostri partner ovvero Ericsson e Nokia.
La replica di Huawei e gli altri player
Huawei replica sottolineando come in ogni caso le reti 4G al momento gestite da Orange in Francia non siano basate sulle sue infrastrutture, cosa che invece accade in altri paesi, dove non è da escludere un’ulteriore collaborazione anche per il 5G. Inoltre, il gruppo cinese continua a definire infondate le preoccupazioni sollevate, respingendo al mittente ogni tipo di accusa.
Proprio realtà come Ericsson, Nokia e Cisco potrebbero beneficiare della situazione che si sta venendo a creare, vedendo ampliato il raggio d’azione potenziale del loro business. Alla base di tutto le tensioni crescenti tra le istituzioni americane e quelle cinesi. L’ennesima dimostrazione nelle scorse settimane, con l’arresto in Canada di Meng Wanzhou, CFO Huawei, accusata di frode e violazione delle sanzioni nei confronti dell’Iran, ora potenzialmente soggetta a estradizione negli Stati Uniti.
Va in ogni caso sottolineato come la visione di Deutsche Telekom e Orange non sia condivisa da tutti gli operatori europei. Restando in Germania, Telefonica Deutschland (O2), il terzo player del mercato nazionale, afferma di voler continuare la propria partnership sia con Huawei sia con ZTE, altro fornitore cinese. Lo stesso vale per United Internet, società tedesca che ha partecipato al bando per l’assegnazione delle frequenze del 5G.