Molti paesi sono ancora alle prese con il rollout delle reti 5G, ma c’è chi già pensa allo step successivo, il 6G: è il caso della Corea del Sud, che ha formalmente annunciato l’intenzione a offrire i primi servizi basati su questa tecnologia dal 2028. L’iniziativa fa parte del programma K-Network 2030 sostenuto dal governo di Seul con l’obiettivo di accelerare l’innovazione inerente alla connettività.
In Corea del Sud si lavora sui servizi 6G
Per raggiungere l’obiettivo sono stati stanziati 625,3 miliardi di won, una cifra pari a circa 451 milioni di euro stando al cambio attuale. Saranno destinati anzitutto a uno studio di fattibilità, poi alla necessaria fase di ricerca e sviluppo.
Si punta dunque ad abilitare una serie di casi d’uso e applicazioni che sfrutteranno non solo una velocità estremamente elevata nello scambio dei dati, ma anche e soprattutto una latenza pressoché azzerata. Quali? Possiamo immaginare quelli legati all’automazione industriale, all’ambito automotive, alle smart city, alla telemedicina e altro ancora.
Il ministro responsabile del progetto ha affermato che la volontà è quella di arrivare a tagliare il traguardo con due anni di anticipo rispetto alla roadmap stabilita in precedenza. In realtà, su queste stesse pagine, abbiamo scritto nel luglio 2020 che la più importante realtà locale, Samsung, aveva già allora indicato nel 2028 la finestra utile per l’accensione dei network 6G.
La Corea del Sud non è il solo paese impegnato su questo fronte. Tra i primi ad annunciare iniziative simili c’è anche la Cina: il Ministero della Scienza e della Tecnologia di Pechino ha avviato da tempo una fase di ricerca e sviluppo, promettendo un enorme incremento prestazionale: si parla di velocità fino a 8.000 volte superiori rispetto a quelle del 5G.