Diciamolo subito: Deep Research, lo strumento di ChatGPT per fare ricerche su qualsiasi argomento, è una vera manna dal cielo. Ma anche le cose più belle possono essere migliorate, no? Ecco 8 funzionalità che renderebbero Deep Research ancora più utile.
Deep Research di ChatGPT per fare ricerche, come funziona
Integrato direttamente in ChatGPT, Deep Research è un agente in grado di effettuare ricerche complesse in modo autonomo. Secondo OpenAI, può svolgere in pochi minuti un lavoro che a un essere umano richiederebbe invece ore. L’assistente è in grado di analizzare e sintetizzare centinaia di fonti online per creare un rapporto completo sulle domande poste dall’utente.
Ogni risultato ottenuto dallo strumento è corredato da citazioni precise dei passaggi più importanti. Deep Research fornisce anche una sintesi del suo pensiero, in modo che si possa seguire il processo. Un aspetto molto interessante, è la sua capacità di correggersi. Se durante la ricerca segue una strada che si rivela poco accurata o irrilevante, può rivedere il proprio percorso e tornare indietro per affinare la risposta. In pratica, non raccoglie semplicemente i dati, ma simula il ragionamento umano.
Una ricerca approfondita può richiedere dai 5 ai 30 minuti, dipende dalla complessità della richiesta. Gli abbonati ai piani Plus, Team, Edu ed Enterprise possono effettuare 10 ricerche al mese, mentre gli utenti Pro fino a 120.
Come accedere a Deep Research?
Per accedere Deep Research, è necessario sottoscrivere un abbonamento a pagamento. Il piano Plus costa 20 dollari al mese. Per utilizzarlo:
- Andare su ChatGPT e selezionare Deep Research nella barra del testo;
- A questo punto si può inserire la propria domanda, cercando di essere il più precisi possibile;
- Si possnono allegare file o fogli di calcolo per aggiungere ulteriore contesto alla domanda e ottenere una risposta vicina a quella desiderata.
Deep Research di ChatGPT più efficace con queste 8 funzioni
1. La possibilità di escludere siti web specifici
La disinformazione è una piaga, e nemmeno Deep Research ne è immune purtroppo. Certo, si possono sempre verificare le fonti a mano, ma quanto sarebbe bello poter escludere certi siti a priori? Funzionalità simili esistono già, ad esempio nei website blocker. Basterebbe inserire l’URL da ignorare, e via! Le ricerche potrebbero richiedere qualche secondo in più, ma il gioco varrebbe la candela.
2. Parametri personalizzabili per una ricerca su misura
Immaginiamo di poter scegliere quante risorse far analizzare a ChatGPT, il periodo di pubblicazione e persino le parole chiave. Sarebbe come avere un filtro magico per ottenere esattamente ciò che si cerca, senza perdere tempo a vagliare risultati irrilevanti. Per ora bisogna accontentarsi di fare domande di follow-up per affinare la ricerca, ma si potessero personalizzare i parametri sarebbe fantastico.
3. La possibilità di suddividere il testo in parti più piccole: meno è meglio
Deep Research è in grado di fornire risposte estremamente dettagliate. Ma a volte, i risultati si traducono in blocchi di testo densi e poco scorrevoli, che scoraggerebbero anche il lettore più appassionato. Sullo schermo del PC la lettura diventa più impegnativa, ci si affatica più velocemente, con il rischio di perdere i punti chiave. Di conseguenza, invece di risparmiare tempo, si finisce per rileggere e analizzare il testo più volte per estrarre le informazioni essenziali.
La soluzione? Semplice ma efficace: spezzare il testo in parti più digeribili. Se proprio non si può tagliare nulla, basta organizzare il contenuto in più sottosezioni. Così, individuare le informazioni cruciali sarebbe più facile.
4. Opzioni di layout: perché accontentarsi?
Tabelle, sottosezioni, elenchi puntati: Deep Research sa come presentare le informazioni in modo accattivante. Ma perché lasciare a ChatGPT tutto il divertimento? Sarebbe fantastico poter scegliere noi come visualizzare i dati, a seconda delle nostre esigenze e preferenze. Potrebbe bastare un prompt ben congegnato certo, ma perché no un bel menù a tendina con le opzioni di layout? Sarebbe un upgrade non da poco.
5. Crediti mensili: 10 sono pochi, 20 sarebbero meglio
Qui tocchiamo un tasto dolente. Per gli utilizzatori occasionali, 10 ricerche al mese possono anche bastare. Ma per chi fa un uso intensivo di Deep Research, questi crediti spariscono in un batter d’occhio. Naturalmente, per gli utenti free, 10 query mensili sarebbero già un regalo. Ma chi sborsa 20 dollari al mese per ChatGPT Plus, forse meriterebbe qualcosina in più. E magari, per i piani ancora più costosi, si potrebbe alzare ulteriormente l’asticella. OpenAI ci guadagnerebbe in iscrizioni e gli utenti in user experience.
6. Una sezione dedicata
È facile perdersi tra le mille conversazioni su ChatGPT, senza capire più quali contengono ricerche approfondite e quali no. L’interfaccia, praticamente diventa un caos. Si potrebbe ovviare creando progetti separati per tenere traccia delle proprie ricerche. Ma quanto sarebbe bello se ChatGPT le organizzasse automaticamente in una sezione a parte? Anche solo un’icona o un badge per distinguere le chat con Deep Research sarebbe un gran bel passo avanti.
7. L’integrazione dei GPT personalizzati
I Custom GPT sono il gioiello nascosto di ChatGPT. Permettono di ottenere risposte calibrate sui nostri interessi e necessità, ma c’è un problema: sono esclusi da Deep Research. Se le conversazioni potessero sfruttare il contesto dei GPT personalizzati sarebbe un’altra cosa, soprattutto quando si toccano argomenti complessi e diversificati. Unire questi due strumenti non è semplice. Ma se OpenAI trovasse il modo di far comunicare Deep Research con i Custom GPT, raggiungerebbe un livello di personalizzazione tale, che la concorrenza dovrebbe solo inchinarsi.
8. La modalità vocale
Quando si tratta di funzioni vocali, ChatGPT ha più di qualche asso nella manica. Ma con Deep Research, siamo ancora fermi all’abc: prompt scritti, risposte scritte. Perché non osare di più? Immaginiamo di poter chiedere a voce una ricerca approfondita, e di ricevere i risultati sia in formato audio che come trascrizione. Sarebbe un’esperienza coinvolgente e accessibile, perfetta per chi impara meglio ascoltando che leggendo.
Deep Research, un diamante ancora grezzo?
Probabilmente qualcuna di queste funzioni sarà implementata in futuro. Nonostante le sue attuali limitazioni, Deep Research resta uno strumento strepitoso per chiunque voglia scavare a fondo in un argomento. Ma con qualche ritocchino, potrebbe davvero spiccare il volo.