Firenze – L’indagine condotta dall’ Antitrust su numerazioni 899 e quiz televisivi si espande: come segnala ADUC , gli espedienti mirati ad addebitare importi astronomici ad utenti ignari non rimpinguano solamente le tasche delle aziende che li organizzano, ma anche quelle degli operatori telefonici. E l’Authority vuole sapere di quanto.
“In pratica – spiega l’associazione – l’Antitrust ha unificato in un unico procedimento l’indagine su segnalazioni che riguardavano situazioni analoghe. In totale i soggetti sotto la lente dell’Antitrust sono 18, tra emittenti locali che hanno trasmesso pseudo quiz, committenti (organizzatori dei giochi) e assegnatari delle numerazioni speciali 899. La decisione dell’Antitrust è da apprezzare da un lato, anche se ha un piccolo limite: l’iter dovrà terminare a settembre 2008, esattamente un anno dopo la nostra denuncia “.
Tra le informazioni aggiuntive richieste alle parti coinvolte, ci sono dati che serviranno a capire i meccanismi che sono alla base del mercato delle numerazioni speciali. Le aziende dovranno fornire, ad esempio, “chiarimenti circa il meccanismo di ripartizione degli utili derivanti dal traffico telefonico effettuato attraverso le numerazioni a sovrapprezzo, citate nei telequiz, tra operatori pubblicitari e gestori telefonici”. Questo può consentire all’indagine di mettere in luce, precisa ADUC, le ragioni economiche per cui le compagnie telefoniche “non hanno interesse a porre un freno ai meccanismi truffaldini che implicano l’uso dei numeri 899, satellitari e altre numerazioni a valore aggiunto”.
“In una sentenza del Tribunale di Genova – conclude l’associazione – il guadagno del gestore telefonico (Telecom Italia) veniva quantificato nel 30% degli importi realizzati dai vari numeri a pagamento, che si sommano all’importo della telefonata vera e propria”.
Dario Bonacina