Gli utenti cubani da qualche giorno lamentano difficoltà ad accedere a Revolco.com , un sito di ecommerce basato negli Stati Uniti ma molto popolare nell’isola caraibica. Secondo gli esperti la responsabilità del blocco sarebbe da attribuire alle autorità di L’Avana , apparentemente preoccupate dall’idea di mercato libero veicolata dal sito.
“Se digito l’indirizzo e premo invio vengo automaticamente reindirizzato sulla home page di Google – spiega un’impiegata statale che ha preferito rimanere anonima – e anche cercando attraverso il motore di ricerca non riesco ad accedervi”.
A Cuba sembrano sussistere , secondo le più recenti indagini, tutti i problemi legati alla libertà di informazione tipici degli stati guidati da regimi dittatoriali, a fronte di un divario digitale decisamente profondo che costringe gli utenti cubani entro i 64,4 kbps garantiti da una connessione satellitare. Nonostante sia prevista la posa di un cavo sottomarino che collegherà finalmente l’isola al Venezuela, non è chiaro se ai netizen cubani sarà concesso di navigare la Rete a velocità maggiore.
Le vendita dei computer è stata legalizzata solo nel 2008 e tuttavia la poca banda a disposizione viene centellinata da un ente statale denominato ETECSA, frutto di una collaborazione tra il governo dell’isola e Telecom Italia .
Manifestare il proprio dissenso o cercare informazioni sgradite al regime può costare caro: gli Internet Cafè, i luoghi da cui si connette il 12 per cento della popolazione cubana (il restante 88 per cento è ancora offline), sono costantemente monitorati .
Lo sanno bene alcuni blogger cubani che più volte hanno incontrato problemi: l’ ultima in ordine di tempo è la ormai celebre Yoani Sànchez, alla quale è stato negato ancora una volta il permesso di uscire dai confini nazionali per andare a ricevere un premio giornalistico negli States.
Giorgio Pontico